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La doppia radice è l’affascinante percorso di conoscenza in cui si incammina una giovane donna a confronto con un’ingombrante figura materna. Al ritmo di un piccolo treno di provincia, scorrono sulle pagine le tappe e i luoghi teatro di una genesi familiare e personale. E in un gioco di alternanze tra storie antiche e meno antiche, il ricordo di chi narra rivela i tanti volti di un solo corredo identitario; quello di Clara: madre vigile e donna parsimoniosa, abile sarta che vive nel suo universo di stoffe e colori; quello di Tommaso, mite intellettuale che dà carta alla figlia, non parole. E abbracci solo visivi. Il volto di nonna Armida: abile contadina toscana, giunta dal “Continente” nell’Isola durante il fascismo col marito Sauro. Vita sconvolta dalla guerra la sua, segnata dall’abbandono di dimore divenute accoglienti e dall’incessante ricerca di stabilità. Il volto di nonna Maddalena che nell’ “Isola” invece ci è nata, e la cui lingua “dai suoni duri, aspri” è un mistero per chi non ne abbia da sempre sentito la musica. Volti che tratteggiano una geografia dell’anima, e rivelano la ricca architettura di un’esistenza.
Luciana Floris vive e lavora a Firenze dove insegna filosofia. Giornalista pubblicista, ha collaborato a diversi quotidiani tra cui «Il Manifesto» e ad alcuni programmi per la RAI. Finalista al “Premio Italo Calvino” nel 1989, ha ricevuto il premio nazionale di narrativa “I delfini del Tirreno” nel 1992. Ha pubblicato la raccolta di racconti Isole di terra, di pietra, d’aria (Empirìa, 1999) e il saggio filosofico Lo specchio magico. Il tema della parola nel pensiero di Martin Heidegger (Zonza, 2004).
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