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Il gusto amaro del miele isolano simbolo della specifica e amara condizione del popolo sardo. Cambosu colse l’amarezza del passaggio verso la modernità: modelli culturali esterni, estranei alla cultura sarda, che divengono egemoni rispetto ad essa, ridotta in una condizione di minorità. Una scritturta poetica ed emozionale: cuore, passione ed etica che mai si concedono al sentimentale e al nostalgico. Un’originalissima antologi-enciclopedia di “cose sarde”, rivissute con senso storico e piglio narrativo.
Salvatore Cambosu (Orotelli 1895 - Nuoro 1962) E' considerato fra gli scrittori sardi più significativi operanti intorno alla metà del Novecento. Insegnante elementare nelle scuole di vari paesi della provincia di Nuoro, Cambosu si trasferirà subito dopo la prima guerra mondiale a Cagliari, dove inaugura un'intensa attività pubblicistica, sia sulle pagine del quotidiano «L'Unione Sarda», sia per prestigiose testate nazionali quali «Il Politecnico» di Vittorini e «Il Mondo» di Pannunzio. Fra le sue opere di narrativa ricordiamo: Lo zufolo (1932); Una stagione a Orolai (1957); Lo sposo pentito (Il Maestrale 1992). Ma la sua opera più significativa resta quell'originale summa della cultura sarda - attraverso un impasto di testi recepiti dalla tradizione e di rielaborazioni testuali d'autore - che è Miele amaro (Vallecchi 1954; Il Maestrale 1999).