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Francesco Masala si può considerare il padre della nuova narrativa sarda che negli ultimi anni ha ottenuto successo nazionale ed internazionale. Quelli dalle labbra bianche e Il parroco di Arasolè - due romanzi brevi strettamente correlati per tema e spirito - rappresentano un capitolo fondamentale nella rappresentazione letteraria di una Sardegna senza autocompiacimenti etnici e folklorici. Un giorno, nel villaggio-universo di Arasolè, il campanaro Daniele Mele, suonando a doppio, chiama a raccolta i compaesani per rendere omaggio, dopo vent'anni, ai caduti in guerra. Daniele Mele, unico superstite fra i compaesani spediti nella disastrosa avventura, è la voce recitante della memoria di una sottostoria che riporta alla trincea, al caposaldo tre della linea K sul fronte russo. Gli orrori del fronte, il ritorno al villaggio e alle sue storie si mescolano in una poesia della solidarietà contro la retorica e la logica dell'eroismo. Dal villaggio-universo di Arasolè proviene anche Don Adamo, protagonista e voce recitante del secondo romanzo. Un'eclisse solare è occasione per le sue riflessioni, per gli sfoghi di sradicato dalla originaria comunità contadina, spedito per superiore volere ad amministrare la chiesa del paese-dormitorio di un polo industriale, petrolchimico. E' un monologo al limite del delirio, improntato a grande forza verbale. Nevrosi e complessi privati si mescolano e talvolta s'identificano con il disagio storico di una civiltà scissa tra un'identità culturale a brandelli ed il nuovo, alienante mondo dominato dal Dio Petrolio.
<p>Francesco Masala (1916) E' tra i massimi esponenti della letteratura sarda del Novecento. Autore di romanzi: <em>Quelli dalle labbra bianche</em> (Feltrinelli 1962; Il Maestrale 1995) e <em>Il parroco di Arasolè</em> (Il Maestrale 2001); poeta bilingue con le <em>Poesias in duas limbas</em> (Scheiwiller 1981); saggista e autore di teatro. Le sue opere sono state tradotte in diverse lingue.</p>