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Prefazione di Rossana Dedola
Nota biografica e bibliografia di Silvia Lutzoni
Di Grazia Deledda – scrittrice fra le più controverse e meno comprese del Novecento europeo – si ripropone tutta la produzione novellistica in due volumi.
Questo secondo volume contiene le oltre 160 novelle della maturità, pubblicate in otto raccolte, dal 1919 de Il ritorno del figlio alla postuma Il cedro del Libano del 1939. La narrativa breve della scrittrice, in questo ampio periodo della sua operosità, si muove dagli esperimenti di affrancamento dalle ambientazioni e dalle tematiche sarde, per giungere alle prove dell’autrice di fama che adopera con piena sicurezza gli strumenti della propria arte letteraria.
Raccolte comprese nel vol. II:
Il ritorno del figlio - La bambina rubata, 1919
Il flauto nel bosco, 1923
Il sigillo d’amore, 1926
La casa del poeta, 1930
Il dono di Natale, 1930
La vigna sul mare, 1932
Sole d’estate, 1933
Il cedro del Libano, 1939
Dalla Prefazione di Rossana Dedola
«Al contrario dei romanzi in cui appare difficile individuare episodi che abbiano riguardato direttamente la sua esistenza, molti racconti hanno un taglio decisamente autobiografico; grazie ad essi possiamo seguire la scrittrice tra le strade fangose e non ancora asfaltate di Roma, verso cui si spinge nelle sue peregrinazioni nei quartieri periferici della città. Oppure possiamo far ritorno con lei a casa, aspettare che venga aperto il cancello di via Porto Maurizio, attraversare il “suo” giardino con la panchina su cui amava sostare, superare la soglia del villino da lei con tanta cura arredato»
Grazia Deledda (Nuoro 1871 - Roma 1936). Appena dotata di un’istruzione elementare, affronta determinata la strada della scrittura poetico-letteraria, intessendo da subito, dalla piccola e appartata Nuoro («sottomessa a un esilio dal mondo grande»), una fitta rete di rapporti negli ambienti culturali isolani e continentali. Esordisce giovanissima (1888) pubblicando racconti in rivista, e nel 1891 esce il suo primo romanzo “sardo” Fior di Sardegna. Da lì è un crescendo inarrestabile, con i primi gradini nella pubblicazione di Anime oneste (1895; prefazione di Ruggero Bonghi) e La via del male (1896) che riceve il plauso di Luigi Capuana. Seguono altri romanzi e racconti, sempre ideati e composti nel borgo natio, che ancora disegnano una progressione stilistica e concettuale della sua arte narrativa. Nel 1899 (anno in cui va in stampa La giustizia), durante un soggiorno a Cagliari, Grazia Deledda conosce Palmiro Madesani che sposa nel gennaio 1900 e con lui si trasferisce a Roma, dove metterà su famiglia e trascorrerà il resto della sua esistenza. Ora la costruzione di una gloriosa carriera letteraria riceve ulteriore impulso e la pubblicazione di romanzi e raccolte di novelle avverrà con ritmo serrato in poco più di un trentennio che abbraccia la produzione di oltre quaranta titoli (ricordiamo soltanto, fra i romanzi: Elias Portolu, Cenere, L’edera, Il nostro padrone, Colombi e sparvieri, Canne al vento, La madre, Il paese del vento, La chiesa della solitudine). Nel 1927 le viene conferito il Premio Nobel per l’anno 1926: Grazia Deledda è consacrata come una delle voci più alte della narrativa mondiale del Novecento. Non ha solo raggiunto il «mondo grande»: l’ha conquistato. Postuma (in rivista nel 1936 e in volume nel 1937) esce l’autobiografia romanzata Cosima, lasciata manoscritta.
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