«La divisione delle lingue è stata oggetto di due miti contrastanti; nel mito di Babele, l'uomo è punito con la confusione degli idiomi; nel mito della Pentecoste, la pluralità delle lingue è all'opposto conferita all'uomo come un dono di grazia». Così si trova scritto negli abbozzi alla Lezione inaugurale tenuta da Roland Barthes nel 1977 al Collège de France. Il tema è evidentemente sempre attuale, in particolare nella nostra regione, ne fanno fede le polemiche e i dibattiti che si stanno sviluppando sempre più numerosi e partecipati. D'attualità è, d'altronde, anche l'ancora irrisolto problema della standardizzazione ed unificazione linguistica. Ulteriore occasione di confronto e dibattito sul tema è stato il convegno "La parola ritrovata. Pascale Dessanai un poeta tra 800 e 900", che ha preso spunto proprio dallo studio, accurato e rigoroso, come è stato unanimemente definito dai relatori convenuti a parlarne, del giovane, ma evidentemente già solido studioso, Giancarlo Porcu, che ha curato per Il Maestrale un'edizione critica della produzione degli scritti del poeta nuorese (1868-1919) e ha fornito un'attenta interpretazione della poetica e del linguaggio usati. L'incontro, tenutosi a Nuoro nell'Auditorium della biblioteca S. Satta, organizzato dalla associazione culturale "Frontiera" e dallo stesso Consorzio per la pubblica lettura S. Satta, con la collaborazione degli assessorati alla cultura del Comune e della Provincia di Nuoro, ha offerto al pubblico presente stimolanti spunti di riflessione: sono stati, infatti, trattati i temi del rapporto tra il sardo e l'italiano, dell'uso nella letteratura dei tre livelli linguistici (italiano, logudorese illustre, nuorese), dell'importanza della valorizzazione delle letterature nazionali e regionali, delle opere in lingue egemoni o minoritarie e della necessità di studi sistematici sul piano linguistico per la conoscenza, l'organizzazione e la sistemazione critica dei nostri scrittori, secondo nuove prospettive metodologiche di analisi storiografica. Gli studiosi chiamati a parlarne, oltre l'autore dello studio, Giancarlo Porcu, erano Giacomino Zirottu, coordinatore puntuale e attento nel contrappunto agli interventi, l'antropologo Giulio Angioni e il professore di letteratura italiana Giovanni Pirodda, entrambi docenti presso l'università di Cagliari, ed il professor Franco Brevini, docente presso l'università di Bergamo, considerato indiscussa autorità di riferimento per chiunque intenda a qualunque titolo occuparsi di poesia dialettale. Anche a lui, oltre a Gianfranco Contini e Pier Paolo Pasolini, Giancarlo Porcu è senz'altro debitore, visto che ha fatto in tempo ad utilizzarne gli ultimi studi, come sostiene nella prefazione al libro il suo professore e curatore di tesi, Emilio Pasquini. Tutti i relatori hanno affrontato il tema proposto con prospettive ed analisi differenti, ma con un comune denominatore, rintracciabile nel quadro di vitalità intellettuale e culturale dell'espressione artistico-letterario nuorese nel periodo che va dalla fine dell'sttocento al primo novecento. Questa vivacità è stata motivata in particolare da Giovanni Pirodda che ha messo in evidenza le dinamiche dei rapporti interni degli scrittori nuoresi del periodo, ma anche i costanti scambi culturali con Sassari e Cagliari, la loro conoscenza delle opere della letteratura straniera, la collaborazione con le maggiori riviste nazionali. Il dibattito ha poi cercato di analizzare, partendo dagli scritti di Pascale Dessanai (le sue liriche più conosciute sono «In s'abba», nota cone Mariedda, e «Sa morte de Pettenaiu»), i molteplici aspetti dalla produzione letteraria dialettale. I rischi della standardizzazione e di una nuova koinè sono stati sottolineati da Giacomino Zirottu, con la considerazione che l'unificazione della lingua sarda potrebbe rappresentare un freno per lo sviluppo forte e sentito della letteratura in Sardegna così come lo fu il tentativo di una koinè, il logudorese illustre, che causò l'ossessiva permanenza dell'«arcadica manera» nella poetica sarda dell'ottocento. Lo sviluppo della tesi sostenuta da Porcu va nella stessa direzione: dimostra insomma che la vetta poetica di Pascale Dessanai è raggiunta solo quando il poeta, tralasciando il logudorese illustre, sceglie di esprimersi in nuorese che meglio gli consente di rappresentare il triste reale che lo circonda. Gli aspetti del rapporto tra uso del dialetto scritto ed efficacia rappresentativa ed evocativa e della corrispondenza tra la scelta tematico-ideologica e l'uso della lingua sono stati analizzati in modo stimolante da Giulio Angioni. Grande autorevolezza, unita alla chiarezza che ha reso comprensibile e facile il seguirlo, infine è stata data a tutto il discorso, dall'excursus sulla storia della formazione della lingua italiana e delle lingue locali, con la conseguente restituzione di valore alto alle letterature dialettali, da parte di Franco Brevini. Particolarmente apprezzata la lettura delle poesie dell'attore Giovanni Carroni e l'esibizione del Coro di Nuoro e dei tenores di Santu Caralu.