Alberi erranti e naufraghi di Alberto Capitta, pubblicato da Il Maestrale, è stato proclamato “Libro dell'anno” di Fahrenheit in onda su Radio3, il più importante programma radiofonico italiano dedicato ai libri, che domenica, giorno in cui si è avuta la notizia, trasmetteva eccezionalmente dal Palazzo dei Congressi di Roma nell'ambito di “Più libri più liberi”, la Fiera nazionale della piccola e media editoria. Si tratta di un riconoscimento particolarmente importante, in primis perché a decretarlo sono stati i lettori, poi perché in lizza c'erano dei concorrenti del massimo valore (tra gli altri, Francesco Piccolo con Il desiderio di essere come tutti e Riccardo Gazzaniga con A viso coperto, editi da Einaudi, e Lorenzo Amurri con Apnea, uscito per Fandango), e infine perché segue a distanza di circa tre mesi la vittoria del romanzo dell'autore sassarese al Premio Brancati, dove ha superato Limbo di Melania Mazzucco (Einaudi), Un mare di silenzio di Cristina Rava (Garzanti) e Pronti a tutte le partenze di Marco Balzano (Sellerio). Tutti elementi, questi, che si possono anche leggere come un attestato della bontà del lavoro e delle scelte de Il Maestrale e di tutti quegli editori medi e piccoli che oggi, in Italia, contrastano con la qualità le leggi di un mercato segnato da numeri quasi incredibili (150 libri pubblicati ogni giorno, di cui almeno la metà non vende poi neanche una copia) e, in linea generale, da risultati artistici deludenti.
Sostenuto da una scrittura dal tenore elevatissimo, come sempre in Capitta, Alberi erranti e naufraghi, con i suoi personaggi così nettamente caratterizzati e divisi, assume la valenza della parabola e, libero da vincoli spaziali o temporali, può far giungere la sua riflessione sul Bene e sul Male a lettori di ogni tipo e latitudine. Da una parte ci sono Piero e Giuliano Arca, che nella loro casa ai confini della civiltà offrono ospitalità e cure agli animali feriti, vivendo in piena armonia con la natura; dall'altra ci sono i Nonne, guidati dall'autoritario Sebastiano, che tiene in gran conto il figlio Michelangelo che ne ha ereditato lo spirito e le passioni (le armi, la caccia), e sopporta invece a fatica l'animo sensibile del secondogenito, Emilio, che per giunta è amico fraterno di Giuliano. In mezzo, il notaio Branca e la figlia Maddalena, bellissima e innamorata, nonostante la contrarietà del genitore, di Michelangelo. L'uccisione di tutte le bestie degli Arca e la successiva scomparsa di Piero portano Giuliano a intraprendere un viaggio alla ricerca del padre, di sé, di un'umanità che pare non albergare più nell'animo delle persone.