Un’Emilia Romagna segreta, tenebrosa, lontana dalle solite descrizioni che la dipingono regione del bengodi (villeggiatura, sole e divertimento) fa da cornice alla storia che ci racconta Luca Ciarabelli nel suo romanzo d’esordio intitolato: «Il bambino che fumava le prugne» (Il Maestrale editore. 15 euro), un giallo ambientato a Ravenna, la città delle basiliche dai soffitti d’oro. La trama del libro coinvolge da subito il lettore che rimane invischiato in un’avventura carica di atmosfere che richiamano libri quali: «Il Codice da Vinci» e «Il nome della rosa». Nella chiesa di Sant’Apollinare, una mattina, viene ritrovato il cadavere dell’archeologo Asmodeo Baldini, precipitato da un’impalcatura mentre cercava di distruggere uno dei preziosi mosaici della basilica: l’immagine raffigurante il palazzo del re Teodorico. In realtà non si tratta di destino avverso, bensì di un delitto: l’uomo, come rivela lo stesso autore nelle prime pagine, è stato ucciso da un veleno che si estrae dal seme delle prugne. Spetterà al protagonista del libro, il tenente studioso di filosofia, Santo Ateo Miserino Bonarroti, calarsi in scenari insospettabili e in un vortice di dicerie popolari e verità storiche, alla ricerca della verità. È proprio Bonarroti la carta vincente di questo giallo, gradevole sorpresa di un autore che prima di aver preso in mano la penna si è cimentato in mille lavori (facchino, correttore di bozze, metalmeccanico, ecc…). Il tenente, uomo abituato all’inedia di giornate corrose dall’umidità, esalata dalle vicine paludi, improvvisamente, deve tirarsi su le maniche. Il delitto lo sottrae all’afosa immobilità e lui (perenne insonne, sempre in attesa che il telefono del suo studio, dimenticato dal mondo, squilli) riesce a vivere, finalmente, una Ravenna che, fino ad un momento prima, sembrava non esistere; una città immersa nell’ombra, popolata da archeologi di dubbia fama, da sette segrete, da sedute spiritiche e da atmosfere inquietanti. Il mistero va a pari passo con il ritmo serrante di questa storia d’investigazione che troverà la sua risoluzione in un passato, forse, non proprio recente.