Intrigo ad Orgosolo. E a Perpignan e a Barcellona, in un giallo internazional-barbaricino firmato da una scrittrice spagnola. Margarida Aritzeta, docente di Teoria della Letteratura dell'Universitat Rovira i Virgili di Tarragona e autrice di vari saggi e romanzi, ha passato parecchio tempo in Sardegna prima di dare alle stampe, per Il Maestrale, le 469 pagine (euro 18) del suo nuovo libro, La valigia sarda . Nel fondo di cartone di un bagaglio da emigranti, infila una storia di delitti e di tesori tutta dipanata sull'asse di tre illustri isolani: Grazia Deledda, Francesco Ciusa, Sebastiano Satta. Tutto nasce, in verità , dalla curiosità temeraria di un commerciante di libri antichi, uno che venderebbe l'anima per entrare in possesso dell'introvabile Rosenbach. Ovvero un vocabolario catalano-tedesco edito nel 1502 in pochissime copie. Tomo che varrebbe una fortuna e potrebbe essere finito in Sardegna per via delle non commendevoli frequentazioni orgolesi del vecchio Torrentà , collezionista bibliofilo trovato morto stecchito sulla sua poltrona dal protagonista Manu Uriarte: il quale si rivela da subito buon mangiatore, buon segugio e buon intenditore di incunaboli e affini. Il Nostro non esita a lasciare Barcellona, la fidanzata e il suo ufficio virtuale per sbarcare nella terra dei nuraghi e mettere in moto una sorta di indagine. Chiedi alla polvere, gli avrebbe detto John Fante. E infatti il quarantenne Uriarte fruga e scava, disseppellisce e rinvanga portando alla luce, quantomeno, fatti lontani e poco chiari. Pare che secoli fa, ai primi del Novecento, una piccola enclave d'artisti avesse tentato un esperimento romantico, la creazione di un'opera collettiva, che forse, chissà , aveva richiesto l'utilizzo del famoso Rosenbach. Tra piste e depistaggi, incontri pericolosi, polpetti alla diavola e cannonau, il novello detective sembra arrivare a qualche conclusione. Subito smentita da altri avvenimenti , nonostante la saggia assistenza del suo amico nuorese Giacomino Calamida, bibliotecario e archivista. Il fatto è che la valigia avventurosamente riacciuffata contiene mappe e disegni che fanno riferimento alla lunga faida tra i Cossu e i Corraine, nonché l'immagine di un infido personaggio noto come Il Malvagio. A confondere le idee ai moderni Indiana Jones, un baule pieno di vecchi panni e di foglietti di carta seta misteriosamente siglati che potrebbero portare dritti dritti al nascondiglio del tesoro dei Moro, ovvero un malloppo di perle, oro e rubini frutto di crimini remoti. Nonostante qualche ammazzatina, la narrazione - talvolta prolissa- ha i toni leggeri delle commedie nere. Niente, neanche i fantasmi del passato, può distogliere Manu Uriarte dagli spaghetti al peperoncino. Eppure, intorno alla sua persona si addensano sospetti e minacce, roghi distruttori e picchiatori senza volto. Nonché una possibile accusa di omicidio, con l'aggravante dell'efferatezza, per lui che ha scoperto il cadavere di Ferdinand Torrentà , passato a miglior vita al suono del Requiem di Mozart. Margarida Aritzeta, filologa di professione, prende spunto da fatti realmente accaduti e documentati in Banditi a Orgosolo , una fondamentale ricerca condotta dell'antropologo Franco Cagnetta nel 1975. Il resto, ovviamente, è invenzione. Tesa tra Spagna, Francia e il cuore di Barbagia, la trama, stratificata come la scrittura degli antichi palinsesti, si concede parecchie digressioni. Sconfinamenti che un po' distraggono il lettore ma danno il destro all'autrice di dimostrare la sua conoscenza del fervido mondo culturale che fece di Nuoro l'Atene sarda.
Alessandra Menesini