Le edizioni Il Maestrale di Nuoro hanno appena pubblicato il saggio di Sergio Sotgiu L’armonia impossibile - Antioco Zucca filosofo e poeta dell’infinito.
Il titolo appare di primo acchito in qualche modo enigmatico tale da suscitare viva curiosità nel lettore al quale con scioltezza di linguaggio viene esposta la visione universale, avvolgente e coinvolgente di Antioco Zucca.
Zucca si è confrontato con le più importanti correnti di pensiero del suo tempo; ha collaborato a riviste nazionali e internazionali di filosofia e ha lasciato di sé una impronta di grande valore scientifico, seppure poco conosciuta, nel panorama europeo della filosofia e – soprattutto come poeta- della letteratura italiana.
Nato in Sardegna (Villaurbana) nel 1870 da famiglia agiata di agricoltori, studiò a Oristano e a Cagliari. Dopo la Maturità frequentò l’Università di Bologna ( fu allievo anche del Carducci) e completò gli studi a Roma dove conseguì le Lauree in Lettere e in Filosofia. Gli ultimi anni della vita li trascorse nel suo paese natale dove si spense alla bella età di 90 anni.
L’uomo secondo il pensiero filosofico di Antioco Zucca, è in cammino nell’infinità dell’universo e con la conclusione della vita non si annullano e non si perdono – di ciascun essere ragionevole – il frutto e le tracce della sua esistenza: esse sono recuperate alla fruibilità delle generazioni che si susseguono, senza limiti di tempo e di spazio, grazie alla intelligenza ed ai valori che – in quanto tali – travalicano la dimensione temporale nonché quella spaziale planetaria.
In linea del tutto naturale quindi l’individuo sarebbe in perfetta armonia con l’universo. Le lacerazioni sociali, i contrasti e ogni tipo di avversità che ordinariamente si presentano all’essere umano non sarebbero altro che indizio della mancanza di questa armonia.
La società è, per mero meccanismo naturale o del caso, in progressiva evoluzione; quel processo che Romagnoli e Toniolo (riferendosi però alla sola dimensione planetaria) definivano incivilimento.
Si spiega così la visione positiva e ottimistica del filosofo sardo il quale in tal modo prende le distanze dal Leopardi e dalla sua concezione pessimistica della vita. In ciò si distingue, sotto alcuni aspetti, anche da Roberto Ardigò (colui che potrebbe essere considerato il suo maestro – 1828-1920) il quale – pur facendosi propugnatore di una visione non pessimistica della vita – finì, in reatà contraddicendosi, suicida all’età di 92 anni dopo avervi tentato in precedenza per altre due volte.
Zucca giunge al concetto del dio positivo che supera il Dio della religione per il semplice fatto che ritiene essere, il Dio della religione, «…una cosa affatto distinta dalla natura» e – in quanto tale – fattore di contrasto inconciliabile con essa come anche, a maggior ragione, con l’uomo che sarebbe un tutt’uno con la natura. Non peraltro ne Il grande enigma – uno dei suoi grandi scritti – puntualizza:
«Finchè non si sarà trovata un’idea più vasta e compresiva, che poggi, non su un concetto trascendente, ma sulle nozioni sperimentabili, ho tutto il diritto di considerare questa a cui sono arrivato, come l’accordo logico definitivo tra l’uomo e il momento esterno, e, per conseguenza, come l’espressione più alta della reatà».
Un filone di pensiero, questo, che non poteva sfuggire a Sergio Sotgiu che, da fine studioso delle discipline filosofiche (è autore di altri saggi, collabora a riviste di rilievo internazionale e non per altro apprezzato ricercatore presso il Dipartimento di scienze umanistiche e sociali all’Università di Sassari), e particolarmente attento alle tematiche e problematiche di confine che toccano direttamente ognuno di noi almeno una volta nella vita: perché esistiamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?
Infatti in tutte le sue ricerche non manca di scrutare, come se si servisse di una grossa lente di ingrandimento, il volto di uomini di pensiero nel tentativo di comprendere gli elementi anche reconditi che potrebbero essere all’origine della loro visione del mondo. Lo ha detto indagndo pensatori come Marx, Hegel, Nietzsche, Rensi, Marcel, Wittgenstein, Del Noce, Mounier, Capograssi, e non poteva non farlo anche con Antioco Zucca quando, esaltandone la dirittura morale e la onestà intelletuale, delicatamente ha voluto obiettare che però quel fine ultimoindividuato nell’Infinito dell’illustre e filosofo poeta sardo rimarrebbe pur sempre «senza autore».
Il libro ha un’impostazione intelligente oltre che rigorosamente scientifica e si presta e essere anche strumento utile ai fini didattici: la sua seconda parte contiene un’antologia delle opere del filosofo sardo ed ha la prticolarità che, per le principali di esse, vi è una – seppure breve – presentazione di Sergio Sotgiu che aiuta il lettore profano ad inquadrare il contesto nel quale esse erano state scritte.
A confermare la validità del saggio sotto l’aspetto della didattica vi è anche che l’Autore non si limita ad analizzare il pensiero filosofico di Antiaco Zucca, nella sua profondità, teso a trovare le risposte di senso della vita in ciascun essere umano; ma, in più, sviluppa una comparazione delle idee del pensatore di Villaurbana con quelle di altri filosofi contemporanei quali Jorge Louis Borge, Giuseppe Rensi, Jean-Marie Guyau, Giacomo Leopardi ecc… a dimostrazione della autorevolezza su scala internazionale del pensiero di Zucca al di là della scarsa considerazione avuta in Sardegna ed in Italia.
Per ciò che concerne il rigore scientifico del libro di Sotgiu, non è difficile intuire come esso sia comprovato dalla opportunità, che viene offerta al lettore, di porre a raffonto in tempo reale le sue analisi e considerazioni con i contenuti dei testi antologici da cui a potuto ricavare il pensiero filosofico di Zucca.
L’Autore si mette, in tal modo, garbatamente in trasparenza e soprattutto in posizione di terzialità rispetto al lettore.
Ciò a significare che, in fondo, non ci si è limitati esclusivamente alle trattazioni di aspetti contenutistici; ma si è anche tenuto conto delle opportunità di usare le più raffinate sensibilità di rispetto nei confronti del lettore.
È così che il lettore, essendogli stata offerta la opportunità di fugare ogni eventuae riserva circa la correttezza interpretativa el pensiero di Zucca da parte dell’Autore del saggio, assume con maggiore compiutezza le analisi e le riflessioni proposte nel libro.
Sergio Sotgiu ancora una volta si conferma uno studioso al di fuori di ogni conformismo opportunistico mentre quasi si diverte ad interpellare la coscienza del lettore per indurlo a rimuovere ogni forma di appiattimento culturale, vera e subdola insidia che limita la libertà dell’uomo del nostro tempo.