Il volume Racconti con colonna sonora, pubblicato da un editore generoso e volitivo, Il Maestrale di Nuoro, testimonia bene del culto che si riserva oggi in Sardegna alla memoria di Sergio Atzeni, lo scrittore cagliaritano (ma nato a Capoterra) precocemente scomparso il 6 settembre 1995, all’età di quarantatre anni, in circostanze drammatiche, nelle acque di Carloforte, durante uno dei suoi non rari ritorni sull’isola natale.
Diciamolo: certi classici contemporanei, di cui s’è riproposta magari l’opera omnia, non hanno ricevuto l’attenzione e la cura che riserva qui ad Atzeni Giancarlo Porcu, anche autore di un’informatissima postfazione, «Tumbano tamburi». Storie e progetti di musica, scrittura e periferie, molto utile, tra l’altro, per un primo ritratto dello scrittore da giovane fotografato ai suoi esordi. Sicché, per rispetto al paziente lavoro diplomatico e filologico del curatore, non ci si può esimere dal descrivere quel che il lettore troverà, in queste pagine, oltre ai tre racconti che prestano il titolo al libro, già pubblicati su Oriente Express, un mensile di fumetti bolognese, tra il luglio e il settembre del 1982, cui s’aggiungono, di medesima temperie, ma conservati nella sola forma dattiloscritta, un Quarto racconto con colonna sonora e L’uomo nuovo ritmmenblùs. Ecco, allora, una seconda sezione, Altri racconti in giallo, cui s’estende l’etichetta «in giallo» che Atzeni aveva attribuito solo ai citati Racconti con colonna sonora: e cioè Gli amori, le avventure e la morte di un elefante bianco; Era Aprile; Ancora la città, i canali, tutti e tre riconducibili a quella medesima stagione creativa. Per non dire delle Appendici, ovvero due redazioni d’un Racconto incompiuto con colonna sonora e il Carteggio Atzeni-Macchiavelli (datato sempre tra il maggio e l’agosto 1982), nonché un’articolata Notizia sul testo, un capitolo di Criteri di edizione, poi Apparati di doviziosa variantistica e una Nota biobibliografica. Non sembri pretestuosa l’inclusione del rapido carteggio, che ha un giusto ruolo documentario: è infatti il già famoso Loriano Macchiavelli, sponsor di Atzeni al MystFest di Cattolica del 1981, a svolgere un’importante funzione nella prima promozione a stampa del giovane scrittore.
Si poteva fare di più? Certamente no. Anzi, s’è fatto pure troppo: se è vero che ci troviamo di fronte a un Atzeni minore, ancora lontano da quello che abbiamo amato in Apologo del giudice bandito (1986) e nel Figlio di Bakunìn (1991). Nei Racconti con colonna sonora Atzeni insegue una suggestione: quella di scriver testi velocissimi che possano valere anche come commenti ad alcuni brani musicali, esplicitati dallo scrittore nelle brevissime introduzioni che precedono ogni racconto. Ma le situazioni narrate conservano il tratto un po’ ingenuamente parossistico del fumetto e consegnano il personaggio a una leggendarietà sin troppo facile. Ha ragione senz’altro Porcu: «Andranno approfonditi su questa linea gli elementi di raccordo con l’opera e il pensiero di Pier Vittorio Tondelli». Eco aveva ormai sdoganato da par suo la cultura di massa: i giovani Tondelli e Atzeni ci facevano i conti. La letteratura ne ha guadagnato? Non è facile rispondere: di certo Atzeni sarebbe diventato lo scrittore che è solo riappropriandosi d’una Sardegna che è molto più d’una seduzione del cuore, con una consapevolezza che è innanzi tutto storico-antropologica (oh Gramsci!). Come dimostra il notevole Raccontar fole, proposto da Sellerio nel 1999, ove si smontano le «fole» che, appunto, avevano raccontato molti viaggiatori sull’isola. Un libro e un progetto che ci fanno amaramente rimpiangere la scomparsa d’uno scrittore che avrebbe potuto darci molto.