È più che normale che un'opera letteraria ambientata nel presente della sua stesura e pubblicazione, possa diventare col trascorrere degli anni anche documento di un tempo che non c'è più, e che possa caricarsi, a rileggerla, di significati che in origine non aveva. Molto meno normale è che questo processo si svolga nell'arco di neanche tre lustri, come succede nel caso di "Sola andata" di Marcello Fois, riproposto ora in versione riveduta da Il Maestrale (140 pagine, 14 euro) dopo una prima edizione nel 1999 per conto della EL.
Vi si racconta di un uomo di chiesa, don Sazzini, che ha appena scoperto di avere un male incurabile e pochi mesi di vita davanti a sé, e di tre ragazzini che militano nelle squadre di pallanuoto che il prete ha fondato e allena, Denis ("quello più coraggioso") e Claudio ("bello e minuto come un bambolotto di porcellana") nella Pro Juventute, e Volpe (il più maturo, nonché il più bravo in vasca) nella Libertas. Quando le squadre si trovano l'una contro l'altra per decidere quale delle due dovrà proseguire il cammino nel torneo interparrocchiale, durante un'azione di gioco Volpe prevale su Denis, facendo vincere i suoi colori. Lo sconfitto non sa gestire il malumore d'aver perso né riesce ad accettarne l'idea: per vendetta, inventa prima una storia che infanga l'avversario, poi minaccia di diffonderne un'altra, ancora peggiore e anch'essa falsa, sul conto di Don Sazzini. Il tempestivo pentimento di Claudio, sottomesso al compagno di banco Denis e suo complice nella ripicca, cercherà di evitare un finale tragico.
Da ottimo narratore qual è, a Fois bastano pochi tratti per restituire sia l'animo di un adulto che deve affrontare due prove terribili come l'essere a conoscenza della data della propria morte e lo scoprire che forse la fede in Dio, che ne ha orientato l'esistenza fin da quando aveva sette anni, non è così solida come credeva, sia l'animo di tre che non sono più bambini ma neanche già adolescenti, e che della loro condizione per così dire anfibia hanno piena consapevolezza e desidererebbero essere tutt'altro (chi ancora bambino, chi ormai uomo fatto). Il risultato è che "Sola andata" del racconto lungo ha giusto le dimensioni: il respiro è quello del romanzo, o poco ci manca. A 13 anni dalla sua prima apparizione, però, l'opera di Fois, pur essendo la stessa del 1999 (fatte salve le modifiche apportate dall'autore con la redazione de Il Maestrale), diventa un'opera del tutto diversa. Perché, se allora il libro raccontava uno stato di cose presente, e che sotto molti aspetti era immutato da decenni, quello della difficile comunicazione tra adulti e giovani, con i primi che imputavano ridicolmente ai secondi di essere inconoscibili (come che il fatto di non aver ancora risolto tutti i misteri dell'Universo sia colpa dell'Universo stesso, e non delle limitate capacità di chi lo interroga), e questi ultimi che, pur dissimulando, non chiedevano che d'essere capiti e considerati persone già senzienti a dispetto dell'età – oggi appare piuttosto, come si diceva in apertura, un documento storico. La rivoluzione tecnologica ha completamente stravolto le nostre vite, con una velocità a cui non eravamo preparati e le cui conseguenze, per questo, sono poco decifrabili e quasi del tutto imprevedibili.
Non è difficile però intuire che i più giovani siano sempre meno interessati ad essere ascoltati e compresi dagli adulti, e che stiano iniziando a percorrere la strada della totale autosufficienza – fatto che nella realtà quotidiana non può trovare riscontro, naturalmente, ma che pure loro percepiscono come tale: l'uso di auricolari per la musica in ogni momento e situazione, anche nei più inopportuni, ne è solo la manifestazione più superficiale. Il mondo virtuale, che sembra poter fornire tutto (risposte, merci) senza mediazione, ad esempio quella che potrebbe provenire da una persona di maggiore età ed esperienza, sta via via accorciando i tempi della crescita: ma, anche qui, si tratta di una crescita fittizia, che scavalca la biologia e fa sorgere dei conflitti con cui dovremo fare i conti i. Prevedere cosa porteranno i prossimi anni è impresa ardua: a ritmi così sostenuti, c'è il rischio che si compia un'altra rivoluzione prima ancora che si sia capito alcunché di quella in corso.