E' difficile racchiudere questo libro in una connotazione di genere. Permeato di grande stile e di abbagliante poesia, Il giardino non esiste di Alberto Capitta (Il Maestrale, pag. 279, euro 14) racconta la vita di una bambina, Carmen, che diventa donna fra realtà drammatiche e fughe nella fantasia. Il paesaggio naturale della Sardegna, selvaggio e intenso, diviene per la Carmen teatro di un mondo fantastico che avvolge e consola. Alberi, foglie, animali, vento, sole e bufera si animano di una vita dolce, serena, impetuosa, onirica. I contenuti del libro scivolano armoniosamente tra vicende reali e fantasie allucinate, in un incedere visionario che comprende estasi e tragedia. E' un romanzo profondissimo, suggestivo, ricco di eventi simbolici, di immagini metaforiche. L'universo interiore di Carmen è stupefacente, abitato da forze che alleviano il suo dolore: orfana di madre, malata di epilessia vive con il padre amatissimo e la matrigna cattiva in un palazzo con tante cameriere e due fratelli che adora. Vive con trasporto le sensazioni forti che derivano dalle sue solitarie esperienze interiori, si lascia travolgere dall'aroma del caffè, delle caramelle, del passito quando va nelle botteghe del padre. L'inconscio fa irruzione nella sua mente quando si reca in un angolo di natura rigogliosa dove parla e gioca con bisce e lumaconi, uccelli e farfalle, alberi e terra e con un'asina che le assicura di essere sua madre. Quello è il giardino di Carmen. Ma, come in un sogno o in una favola, all'improvviso tutto finisce: costretta a subire un'operazione al cervello, al ritorno a casa Carmen trova tutto mutato e triste. C'è un silenzio mortifero, un'aria da maleficio in un tempo sospeso. Solo dopo sappiamo della morte dei gemelli e della disperazione che annienta i genitori. Noi vediamo Carmen aggirarsi con le bende in testa per rifugiarsi nel suo giardino senza trovare più la strada per entrarvi. Il giardino non esiste, afferma. Ma questa ammissione rappresenta tutto tranne una svolta realistica. Da quel momento Carmen sarà sempre più avvolta da un alone di follia e di distacco dalla realtà: incapace di vivere se non in un universo solipsistico ritroverà la matrigna e perderà se stessa in un delirio di abbaglianti percezioni e di solitudine.