La piccola Carmen vive un’infanzia felice in compagnia del padre Romeo facoltoso commerciante della matrigna Flora, dei suoi fratellini e delle tante domestiche che animano la casa. Tutto procede bene fino al giorno in cui la bambina non mostra i segni di un male innominabile: l’epilessia. Da quel momento ogni cosa cambia e il mondo sembra ritorcersi contro di lei. Unica consolazione sarà un angolo di giardino rigoglioso di piante e animali dove Carmen può trovare rifugio.
È la trama del volume Il giardino non esiste di Alberto Capitta (Il Maestrale edizioni, 288 pagine, 15 euro). Detestata dalla matrigna per quel suo «difetto», deviazione intollerabile nel formalismo di una vita da benestanti Carmen viene operata alla testa, senza una reale urgenza d’intervento. Quella dei chirurghi sarà una profanazione che segnerà una frattura fra infanzia e maturità , fra realtà e immaginazione. Sarà mai esistito il giardino salvifico? Crolla anche l’agiato ambiente familiare: la morte dei fratellini - le cui modalità tragiche restano un mistero per la bambina e, fino a un certo punto, per il lettore - riveleranno tutta la fragilità di una vita consacrata alla gratificazione materiale. La famiglia va alla deriva, annichilita dal lutto. A salvare Carmen da una situazione senza uscita sarà la zia Vincenza. Donna votata alla libertà , capace di parlare tanto ai bambini quanto ai folli, Vincenza porterà con se Carmen sulla piccola isola in cui vive, un’isola spazzata da un vento dispettoso che d’estate si placa concedendo ridenti giornate di mare.
Alberto Capitta è nato a Sassari nel 1954, dove vive e lavora. Autore di testi teatrali, si è affermato come romanziere con «Creaturine» (Il Maestrale), opera che gli è valsa un posto in finale al premio Strega ed è stata tradotta anche in Francia.