La doppia radice è l’affascinante percorso di conoscenza in cui si incammina una giovane donna a confronto con un’ingombrante figura materna. Al ritmo di un piccolo treno di provincia, scorrono sulle pagine le tappe e i luoghi teatro di una genesi familiare e personale. E in un gioco di alternanze tra storie antiche e meno antiche, il ricordo di chi narra rivela i tanti volti di un solo corredo identitario; quello di Clara: madre vigile e donna parsimoniosa, abile sarta che vive nel suo universo di stoffe e colori; quello di Tommaso, mite intellettuale che dà carta alla figlia, non parole. E abbracci solo visivi. Il volto di nonna Armida: abile contadina toscana, giunta dal “Continente” nell’Isola durante il fascismo col marito Sauro. Vita sconvolta dalla guerra la sua, segnata dall’abbandono di dimore divenute accoglienti e dall’incessante ricerca di stabilità. Il volto di nonna Maddalena che nell’ “Isola” invece ci è nata, e la cui lingua “dai suoni duri, aspri” è un mistero per chi non ne abbia da sempre sentito la musica. Volti che tratteggiano una geografia dell’anima, e rivelano la ricca architettura di un’esistenza.