giornalista per 35 anni a “La Nuova Sardegna”, fino al 2015.
Schivo e dotato di spirito autocritico, solo al termine di una gloriosa carriera nello storico quotidiano sardo aveva deciso che alcune delle storie “dimenticate” da lui esplorate e raccontate potessero diventare un libro. Aveva scelto il nostro marchio editoriale per dare una casa alle sue “Anime maledette”, uscite a fine 2020; un ideale ritorno alla sua Nùoro, anche. Aveva così affidato al prestigio della forma-libro una scrittura che reclamava da sé quella destinazione, per naturale forza narrativa e letteraria capacità immaginativa.
Nei giorni scorsi si ideavano insieme altri progetti editoriali. Una sua prefazione, ad esempio, alla riedizione di “Caccia grossa” di Giulio Bechi, un piccolo classico controverso, che quando uscì nel 1900 fu protagonista di aspre polemiche proprio sulle colonne de “La Nuova Sardegna”. Progetti tragicamente stroncati.
Il nostro pensiero va ora ai suoi familiari, unendoci al loro dolore; alla moglie Daniela Scano e ai figli Bianca, Antonio e Claudia.