Rossana Dedola, già ricercatrice e docente della Scuola Normale di Pisa, analista didatta e supervisore dell’Istituto C.G. Jung e dell’International School of Analytical Psychology di Zurigo, ha pubblicato tra gli altri libri: La via dei simboli. Psicologia analitica e letteratura italiana (Franco Angeli 1992); La musica dell’uomo solo. Saggi su Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Primo Levi e Giovanni Orelli (Polistampa2000); La valigia delle Indie e altri bagagli (Bruno Mondadori 2006); Giuseppe Pontiggia. La letteratura e le cose essenziali che ci riguardano (Avagliano 2013); Roberto Innocenti. Le conte de ma vie (Gallimard Jeunesse 2015); Grazia Deledda. I luoghi gli amori le opere (Avagliano 2016); Pinocchio e Collodi sul palcoscenico del mondo (Bertoni 2019); In Sardegna con Grazia Deledda (Perrone 2020). È inoltre autrice della Introduzione a V. Lamarque, Poesie (Mondadori 2014) e della Prefazione a G. Deledda, Tutte le novelle (volume II; Il Maestrale 2019).
Petru Dumitriu. Nato in Romania nel 1924 e morto a Metz (Francia) nel 2002. Al culmine di una precoce celebrità nel paese di origine (Bijuterii de familie 1949; Cronică de familie 1955), nel 1960 lascia illegalmente la Romania e inizia una nuova carriera letteraria in Francia. È autore di un’opera consistente e importante, in rumeno e francese: romanzi, opere teatrali, saggi, tradotti in varie lingue. Questo romanzo (titolo originale: Le sourire sarde) fu pubblicato nel 1967 da Seuil e tradotto in inglese col titolo The Sardinian smile. Fra i romanzi recentemente riproposti in francese ricordiamo L'Homme aux yeux gris (Seuil 2005) e Incognito (Seuil 2007).
Grazia Deledda (Nuoro 1871 - Roma 1936). Appena dotata di un’istruzione elementare, affronta determinata la strada della scrittura poetico-letteraria, intessendo da subito, dalla piccola e appartata Nuoro («sottomessa a un esilio dal mondo grande»), una fitta rete di rapporti negli ambienti culturali isolani e continentali. Esordisce giovanissima (1888) pubblicando racconti in rivista, e nel 1891 esce il suo primo romanzo “sardo” Fior di Sardegna. Da lì è un crescendo inarrestabile, con i primi gradini nella pubblicazione di Anime oneste (1895; prefazione di Ruggero Bonghi) e La via del male (1896) che riceve il plauso di Luigi Capuana. Seguono altri romanzi e racconti, sempre ideati e composti nel borgo natio, che ancora disegnano una progressione stilistica e concettuale della sua arte narrativa. Nel 1899 (anno in cui va in stampa La giustizia), durante un soggiorno a Cagliari, Grazia Deledda conosce Palmiro Madesani che sposa nel gennaio 1900 e con lui si trasferisce a Roma, dove metterà su famiglia e trascorrerà il resto della sua esistenza. Ora la costruzione di una gloriosa carriera letteraria riceve ulteriore impulso e la pubblicazione di romanzi e raccolte di novelle avverrà con ritmo serrato in poco più di un trentennio che abbraccia la produzione di oltre quaranta titoli (ricordiamo soltanto, fra i romanzi: Elias Portolu, Cenere, L’edera, Il nostro padrone, Colombi e sparvieri, Canne al vento, La madre, Il paese del vento, La chiesa della solitudine). Nel 1927 le viene conferito il Premio Nobel per l’anno 1926: Grazia Deledda è consacrata come una delle voci più alte della narrativa mondiale del Novecento. Non ha solo raggiunto il «mondo grande»: l’ha conquistato. Postuma (in rivista nel 1936 e in volume nel 1937) esce l’autobiografia romanzata Cosima, lasciata manoscritta.
Ludovica de Nava, laureata in Lettere Classiche alla Sapienza (1971) è stata ricercatrice universitaria dal 1974 al 1998 occupandosi del recupero di testi medievali e umanistici (vari saggi, pubblicati su «Lettere Italiane», «Archivio Storico Italiano», «Incontri Meridionali», «Quaderni medievali», «Messana» e un’edizione critica di una cronaca medievale: la Ystoria Serenissimi Rogerii di Alessandro di Telese, pubblicata nelle “Fonti Italiane per la Storia d’Italia”, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano, Roma). Accanto all’attività accademica ha coltivato anche una vena più creativa, pubblicando novelle e poesie in varie riviste e un romanzo, Il vivere sottile (Ediz. Associate 1998).
Giuseppe Dessì nasce a Villacidro nel 1909, frequenta il liceo a Cagliari e poi intraprende gli studi universitari a Pisa, dove entra in contatto con uno stimolante ambiente culturale. Ottenuta la laurea, frequenta gli intellettuali che gravitano intorno alla prestigiosa rivista «Letteratura». Insegna in varie città d'Italia e in seguito ottiene l'incarico di ispettore del Ministero della Pubblica Istruzione. Gli esordi come narratore risalgono al 1939 (i racconti de La sposa in città e il romanzo San Silvano). Seguono poi numerosi titoli fra cui Michele BoschinoI passeri (1953), Il disertore (1961). Muore a Roma nel 1977.
Alessandro De Roma è nato in Sardegna nel 1970. Ha esordito per Il Maestrale nel 2007 con il romanzo Vita e morte di Ludovico Lauter (Premio Dessí; Premio Vigevano Opera Prima; Finalista Premio Viareggio Opera Prima); cui sono seguiti La fine dei giorni (Il Maestrale 2008); Il primo passo nel bosco (Il Maestrale 2010); Quando tutto tace (Bompiani 2011) e La mia maledizione (Einaudi 2014). I primi due romanzi, Vita e morte di Ludovico Lauter e La fine dei giorni, sono stati tradotti in Francia per Gallimard.
Attilio Deffenu nasce a Nuoro il 28 dicembre 1890. Il padre Giuseppe è presidente della locale Società Operaia e Attilio coltiva da subito sensibilità democratiche. Nel 1905 è a Sassari per frequentarvi il liceo, collabora alla rivista socialista «La Via». Nel 1908, terminati gli studi liceali, si trasferisce a Pisa per frequentare la Facoltà di Giurisprudenza; qui si accosta agli ambienti anarchici e all’attivismo pacifista. Si laurea nel 1912 con una tesi su La teoria marxista della concentrazione capitalistica. Nel 1913 torna a Nuoro, medita di emigrare in America ma accetta l’incarico di corrispondente de «Il Giornale d’Italia» che svolge fino alla partenza per Milano, dove nel 1914 diviene consulente legale dell’Unione Sindacale e dà vita alla rivista «Sardegna». Ma il conflitto mondiale divampa e Deffenu si schiera a favore dell’intervento italiano. Una snervante trafila nelle retrovie dell’esercito, fra il 1915 e il 1917, non fiacca la convinzione interventista e nel 1918 è al fronte. Il 16 giugno, a Croce presso Fossalta di Piave, muore in combattimento.