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Rosario e Nicola sono i figli di un orfanotrofio all'alba del Novecento. Le loro strade un giorno sembrano dividersi per sempre. In un gioco di destini che si divertono a sfiorarsi, grazie anche a un anello perduto e ritrovato, Rosario attraverserà le stazioni del suo ingresso nel consorzio umano: una famiglia adottiva, anche se un po' anomala, l'istruzione, il lavoro, l'amore coniugale, l'agiatezza, la città . Dalla vita sociale Nicola sarà invece respinto verso una vita di sola natura, in regressione ferina, in costante dialogo con piante e bestie, tra fiumi e montagne che hanno perduto la memoria del nome. Vagabondi entrambi, ma in maniera diversa, Nicola e Rosario incontreranno esistenze disperse come le loro: Ademaro, Bianca, i fratelli Poro... attori che si muovono verso l'indirizzo che riportano inciso sulla schiena. È un moltiplicarsi di narrazioni cui risponde la vastità di sensazioni sollecitate dalla scrittura doviziosa di Capitta. Gli oggetti, le situazioni, i pensieri hanno sempre natura plurima, la pagina si apre a percorsi poetico-conoscitivi preziosi, perché il gioco - severissimo - è una sfida con la parola e con l'invenzione narrativa alla ricerca di significati profondi. E sopra un senso ultimo s'interrogheranno i personaggi di Creaturine, forse ritrovandosi per chiedersi: A cosa è servito tanto correre, tanto remare?