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In un paese della Sardegna centrale, lungo una vicenda che si svolge fra la fine del 1937 e la metà del 1940, una strana amicizia lega don Pietrino Nurra, giovanissimo viceparroco afflitto da qualche tormento modernista, l’ancora giovane ma saggio parroco Antioco Fera e l’avvocato Elia Bracco, ateo e d’idee democratico-mazziniane. Antifascisti tutti e tre, hanno per principali antagonisti il Podestà borioso e opportunista, il vescovo del capoluogo Monsignor Delunas (sensibile alle ragioni del potere) e il bieco Michelli Sale, fanatico e frustrato segretario del Fascio locale. Su questi e altri personaggi emerge la figura di don Pietrino: rappresentato con tutte le sue tentazioni, i suoi dubbi, le sue angosce. Snodo cruciale della narrazione è l’incontro fra don Pietrino e il figlio del podestà, lo studente universitario Massimo Serri indotto dal padre ad arruolarsi nella guerra di Spagna. Gli avvenimenti successivi a questo incontro, con esiti imprevedibili, compongono il grande affresco di un romanzo che, attraverso una realtà geografica e culturale ben caratterizzata, rappresenta l’eterno scontro tra bene e male, fede e ragione, etica e legalità, libertà e oppressione.
Giovanni Antonio Tabasso è nato nel 1942 a Nuoro, dove ha vissuto fino alla licenza liceale. Ha conseguito la laurea a Sassari e ha fatto il Giudice in diverse sedi della Sardegna: Bitti, Nuoro, e finalmente, e molto a lungo, Sassari. Talune sue esperienze giovanili – la militanza fra i Giovani Esploratori, o nel Partito Sardo d’Azione si palesano in questo suo romanzo d’esordio.
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