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Sul problema dei sequestri di persona si è scritto molto. Pochi libri contengono come Il riscatto una solida coscienza antropologica delle tensioni e dei rapporti che agiscono intorno alla pratica criminosa del sequestro in Sardegna. Sapienza diretta del mondo narrato, visione dall’interno, si fanno in Cossu problema etico-politico, in una pagina letteraria che non teme la scrittura appassionata, la partecipazione civile. Ma la passione e la sapienza sono anche quelle del narratore, del fabbricatore di storie e dialoghi. Matteo viene sequestrato un sabato mattina verso le nove (è il 1968), poi la lettera dei rapitori ai familiari: prezzo, itinerario da seguire, tempi del percorso, tipo di automobile da usare negli spostamenti. Segue il diario del sequestro, cronaca dei fatti e dramma interiore che coinvolge il lettore nei timori, nelle in-quietudini, nelle speranze degli emissari. Sul percorso reale, attraverso le strade interne dell’Isola alla ricerca di un abboccamento con i sequestratori, si disegna quello emotivo degli emissari, figure principali del romanzo le cui amare riflessioni tracciano un quadro della stagione calda della criminalità in Sardegna. Un vero romanzo-documento.
Antonio Cossu (Santulussurgiu 1927 - 2002). Si laurea in Lettere a Milano, entra in contatto con Adriano Olivetti e quindi col Movimento di Comunità e le omonime Edizioni. Ritorna in Sardegna nel 1959, dove svolge attività di funzionario presso la Regione Sardegna. Al 1966 risale il suo primo romanzo I figli di Pietro e Paolo (Vallecchi). Nel 1969, ancora per Vallecchi, esce Il riscatto (in inglese nel 1971: The Sardinian Hostage). Nel 1975 fonda la rivista «La grotta della vipera», da lui a lungo diretta. Negli anni Ottanta si cimenta colla narrativa in lingua sarda (Mannigos de memoria, ISRE 1984; A tempos de Lussurzu, Della Torre 1985). Ricordiamo anche l'ultimo Il sogno svanito (Condaghes 2002).
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