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Il vecchio della montagna

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«Melchiorre Carta saliva la montagna, ritornando al suo ovile. Era un  giovane pastore biondastro, di piccola statura; una ruga gli si  disegnava fra le sopracciglia folte e nere, che spiccavano nel fosco  giallore del suo volto contornato da una rada barbetta rossiccia. Anche  la sopragiacca di cuoio del suo costume era giallognola, e il cavallino  che egli montava era rossastro, tozzo, angoloso e pensieroso come il suo  padrone. Melchiorre era un giovine di buoni costumi e d’ottima fama;  molto spensierato ed allegro non lo era mai stato, ma da qualche tempo  si mostrava più taciturno del solito, e si sentiva quasi malvagio,  perché sua cugina Paska lo aveva abbandonato alla vigilia delle loro  nozze. E senza motivo! Così, solo perché ella si era improvvisamente  accorta di essere graziosa e corteggiata anche da giovani signori.»

Dettagli
Autore
Recensioni
Pagine: 
224
ISBN: 
978-88-6429-185-7
Anno di pubblicazione: 
2018

Grazia Deledda (Nuoro 1871 - Roma 1936). Appena dotata di un’istruzione elementare, affronta determinata la strada della scrittura poetico-letteraria, intessendo da subito, dalla piccola e appartata Nuoro («sottomessa a un esilio dal mondo grande»), una fitta rete di rapporti negli ambienti culturali isolani e continentali. Esordisce giovanissima (1888) pubblicando racconti in rivista, e nel 1891 esce il suo primo romanzo “sardo” Fior di Sardegna. Da lì è un crescendo inarrestabile, con i primi gradini nella pubblicazione di Anime oneste (1895; prefazione di Ruggero Bonghi) e La via del male (1896) che riceve il plauso di Luigi Capuana. Seguono altri romanzi e racconti, sempre ideati e composti nel borgo natio, che ancora disegnano una progressione stilistica e concettuale della sua arte narrativa. Nel 1899 (anno in cui va in stampa La giustizia), durante un soggiorno a Cagliari, Grazia Deledda conosce Palmiro Madesani che sposa nel gennaio 1900 e con lui si trasferisce a Roma, dove metterà su famiglia e trascorrerà il resto della sua esistenza. Ora la costruzione di una gloriosa carriera letteraria riceve ulteriore impulso e la pubblicazione di romanzi e raccolte di novelle avverrà con ritmo serrato in poco più di un trentennio che abbraccia la produzione di oltre quaranta titoli (ricordiamo soltanto, fra i romanzi: Elias Portolu, Cenere, L’edera, Il nostro padrone, Colombi e sparvieri, Canne al vento, La madre, Il paese del vento, La chiesa della solitudine). Nel 1927 le viene conferito il Premio Nobel per l’anno 1926: Grazia Deledda è consacrata come una delle voci più alte della narrativa mondiale del Novecento. Non ha solo raggiunto il «mondo grande»: l’ha conquistato. Postuma (in rivista nel 1936 e in volume nel 1937) esce l’autobiografia romanzata Cosima, lasciata manoscritta.

 

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