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Cagliari 1927. Una mattina di maggio un uomo sale affannato e timoroso verso il carcere di Buoncammino; deve notificare al detenuto della cella 25, il giovane avvocato Emilio Lussu, la decisione dell’Ordine di radiarlo dall’albo: un provvedimento preso senza attendere la sentenza del processo che vede Lussu imputato dell’uccisione del giovane fascista che l’anno prima lo ha assalito nella sua casa. A Roma hanno fretta e mettono fretta a Cagliari. Inizia così il romanzo che indaga tra le pieghe di un fatto realmente accaduto, inventando quello che le carte non dicono. Il Consigliere istruttore porta avanti il procedimento non senza angoscia – lui, ex amico di Lussu passato al fascismo – mentre la moglie sta per dare alla luce il primo figlio. Intorno si muovono i comprimari di cui si compone la Commissione: il Presidente, deputato ex sardista, un bellimbusto che vive in modo superficiale la sua parte nella vicenda, un equilibrato professionista, e un personaggio taciturno, testimone eccellente in contatto diretto con Mussolini. Ma è l’intera città di Cagliari ad animarsi nel racconto, con le sue ricorrenze, i suoi piccoli e grandi eventi, la sua mondanità. Va in scena la leggerezza smemorata, la voglia di stare dalla parte del vincitore, del fascismo trionfante, che giocano con la vita di un uomo dimenticato nella sua cella, per metterlo a tacere, per cercare di annientare il professionista e l’uomo. Ma dal carcere escono le parole dell’imputato, debilitato eppure deciso a difendere la propria dignità.
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