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«Maria Concezione uscì dal piccolo ospedale del suo paese il sette dicembre, vigilia del suo onomastico. Aveva subìta una grave operazione: le era stata asportata completamente la mammella sinistra, e, nel congedarla, il primario le aveva detto con olimpica e cristallina crudeltà: – Lei ha la fortuna di non essere più giovanissima: ha vent’otto anni mi pare: quindi il male tarderà a riprodursi: dieci, anche dodici anni. Ad ogni modo si abbia molto riguardo: non si strapazzi, non cerchi emozioni. Tranquillità, eh? E si lasci vedere, qualche volta. – Ella lo guardò, coi grandi occhi neri nel viso scarno e verdastro d’angelo decaduto: avrebbe voluto fargli le corna o qualche altro segno di scongiuro, ma in fondo non credeva a queste cose e da molto tempo era rassegnata al suo destino. Si contentò di proporsi di non tornare mai più all’ospedale.»
Grazia Deledda (Nuoro 1871 - Roma 1936). Appena dotata di un’istruzione elementare, affronta volitiva la strada della scrittura letteraria. Nel 1899 conosce Palmiro Madesani che sposa nel gennaio 1900 e con lui si trasferisce a Roma, dove trascorrerà il resto della sua esistenza. Ai precoci e difficili esordi di fine Ottocento, segue una lunga serie di romanzi e novelle dove l’isola natale è eletta a luogo di ambientazione e oggetto di riflessione antropologica. Il Premio Nobel per la Letteratura (1927), la consacra come una delle voci più alte della narrativa mondiale del Novecento.
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