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Una città senza nome, cinquant’anni fa. Il più grande funambolo di tutti i tempi, l’enigmatico Repulšky, esegue il suo numero al di sopra di un fiume in piena. Un bambino – figlio di Vassilis Garbo, esponente di spicco del Partito di maggioranza del Paese – sale sulla balaustra del ponte, in preda a una trance emulativa del suo idolo, e cade nei vortici fangosi davanti al pubblico impotente. A portarlo in salvo sarà lo stesso Repulšky, che subito dopo viene trascinato via dai gorghi, scomparendo per sempre.
Stessa città, oggi. Lo scenario politico del Paese è radicalmente mutato: la vecchia classe dirigente è stata debellata e la supremazia della famiglia Garbo è andata sgretolandosi. La quotidianità del figlio di Vassilis, ormai uomo, si consuma fra le asettiche stanze dell’ufficio intercettazioni del Ministero e le confortanti mura domestiche divise con la compagna, la Signorina Enne. Insieme a lei, cieca e affetta da una grave malattia, imbastisce lunghi e fantasiosi racconti ispirandosi alle conversazioni telefoniche intercettate al lavoro. La situazione cambia all’improvviso quando Medina – tutore di Garbo in seguito alla prematura morte dei genitori – viene trovato senza vita. Altre misteriose morti seguiranno, facendo emergere poco alla volta inquietanti collegamenti fra le vittime e il lontanissimo affaire Repulšky. In una rapida escalation di eventi, i dettagli di un trascorso irrisolto tornano a galla, costringendo il protagonista a rivalutare passato e presente, ma soprattutto a non escludere l’ipotesi che il leggendario funambolo sia sopravvissuto a quel fatale giorno di molti anni prima.
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