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Nel 2001 Giorgio Todde esordisce nella narrativa con Lo stato delle anime: un romanzo che lo porta subito all’attenzione di pubblico e critica. È l’inizio di una brillante carriera letteraria che corre lungo i primi due decenni degli anni Zero, troppo presto spezzata da un male incurabile. È anche il debutto del personaggio Efisio Marini, imbalsamatore-detective, protagonista di una fortunata serie di noir storici di alta qualità. Da subito Todde sfodera, con uno stile asciutto e nobile, quella sua capacità di mescolare umano e sovrumano, razionale e irrazionale. Nell’immaginario paese senza tempo di Abinei, il numero degli abitanti è sempre uguale, per superiore ordinamento, e così il numero delle nascite compensa un succedersi di delitti tragicamente raffinati nelle modalità e per simbologia, sui quali si trova a indagare Marini. Il tormentato spirito positivo dello scienziato finirà per contagiare i suoi principali compagni d’avventura: Dehonis, collega di studi universitari, e Pescetto, capitano dell’Arma. I fatti, le cose, si affollano in disordine, però Marini collega fatti e cose, e il cerchio si chiude, anche nell’ordine di una robusta e appassionante storia noir.
Di Todde scrive Giancarlo De Cataldo nella Prefazione al libro: «Peccato averlo perso, quest’uomo solido e gentile, un vero true believer nel potere della cultura. Come tutti i saggi, mai mistico e mai debordante, alieno dal messianismo, fattivo, giusto. Rileggere i suoi romanzi in questa nuova veste editoriale è il modo migliore per ricordarlo e per rendergli onore».
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