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L’autobiografia di un talassemico che mai scivola nel vittimismo: dai giochi pretesi di un bambino tra una trasfusione e l’altra, dentro interminabili mesi di terapie negli ospedali, alla “paura di guarire” del titolo, quando sorge il dubbio di poter soffrire la scomparsa del dolore, o dell’amicizia con un sangue sconosciuto: aiuto a proseguire. A New York Argiolas si presta a una sperimentazione di trapianto: per la sua vita e per tutti quelli che sono affetti da una malattia genetica ancora non del tutto esplorata: accerchiata ma non vinta. Ivano racconta la propria vita attraverso “viaggi della speranza”, nel suo essere portatore ed esempio di passioni sane in un’Associazione attivissima creata a tutela di una specifica sorte. Si resta ammirati dalla forza dell'autore nel pretendere per sé passioni tutte, sentimenti tutti, socialità tutta. La generosità di Argiolas nel raccontare fin nei più intimi particolari colpisce in pieno il nostro sguardo che spesso solo sfiora questo spicchio di Umanità, e potrà aiutarci a essere in futuro meno frettolosi.
Ivano Argiolas (Cagliari 1974), dopo gli studi superiori svolge diversi impieghi (il più rilevante: l’attività di fotografo), nel solco di una vita inevitabilmente condizionata dalla talassemia: una malattia ereditaria piuttosto diffusa in Sardegna che costringe a frequenti trasfusioni di sangue. La malattia è per Ivano una sfida che, se da una parte gli fa apprezzare il valore di ogni singolo giorno, dall’altra lo costringe a misurarsi con la scarsa prospettiva di vita che lo condiziona nelle scelte e nel carattere. La sfida si fa pubblica e nel 2011 Argiolas fonda “Thalassa Azione”, l’associazione delle persone con talassemia; nel 2014 crea “GestiCoop”, cooperativa sociale particolarmente sensibile all’impiego di persone con talassemia. Nel 2013, primo Sardo al mondo, si sottopone a New York a un esperimento di terapia genica per tentare di guarire dalla malattia.
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