Testo a cura di Giancarlo Porcu
«Ho finito il volume. Sono andata negli ovili, nelle case più povere e più oscure, tra il fumo e la miseria, ho detto bugie, mi son finta malata per sapere le medicine popolari, ed ho fatto tante altre piccole cose».
Così, il 20 febbraio 1894, una Deledda ventiduenne informava Angelo De Gubernatis di aver ultimato il suo libro di tradizioni popolari di Nuoro. Sfinita e soddisfatta per l’intenso lavoro di ricerca e scrittura, aveva iniziato l’indagine sistematica soltanto qualche mese prima, nell’autunno del 1893. Per l’uscita del volume dovrà attendere il 1895, dopo la pubblicazione dell’opera in dieci puntate nella «Rivista delle tradizioni popolari italiane».
Questa edizione offre il libro della Deledda folclorista attenendosi scrupolosamente all’edizione in volume (Forzani, Roma).
Una ricca nota di Giancarlo Porcu racconta la storia editoriale del testo.
Le Tradizioni popolari di Nuoro sono lettura preziosa in sé per il valore di un’esplorazione originale del mondo popolare sardo-nuorese e per comprendere completamente l’opera della scrittrice, serbando queste pagine la provvista delle tradizioni del suo popolo cui Deledda ha costantemente attinto per amalgamarle ai suoi capolavori narrativi, da Anime oneste a Cosima.
Grazia Deledda (Nuoro 1871 - Roma 1936). Appena dotata di un’istruzione elementare, affronta determinata la strada della scrittura poetico-letteraria, intessendo da subito, dalla piccola e appartata Nuoro («sottomessa a un esilio dal mondo grande»), una fitta rete di rapporti negli ambienti culturali isolani e continentali. Esordisce giovanissima (1888) pubblicando racconti in rivista, e nel 1891 esce il suo primo romanzo “sardo” Fior di Sardegna. Da lì è un crescendo inarrestabile, con i primi gradini nella pubblicazione di Anime oneste (1895; prefazione di Ruggero Bonghi) e La via del male (1896) che riceve il plauso di Luigi Capuana. Seguono altri romanzi e racconti, sempre ideati e composti nel borgo natio, che ancora disegnano una progressione stilistica e concettuale della sua arte narrativa. Nel 1899 (anno in cui va in stampa La giustizia), durante un soggiorno a Cagliari, Grazia Deledda conosce Palmiro Madesani che sposa nel gennaio 1900 e con lui si trasferisce a Roma, dove metterà su famiglia e trascorrerà il resto della sua esistenza. Ora la costruzione di una gloriosa carriera letteraria riceve ulteriore impulso e la pubblicazione di romanzi e raccolte di novelle avverrà con ritmo serrato in poco più di un trentennio che abbraccia la produzione di oltre quaranta titoli (ricordiamo soltanto, fra i romanzi: Elias Portolu, Cenere, L’edera, Il nostro padrone, Colombi e sparvieri, Canne al vento, La madre, Il paese del vento, La chiesa della solitudine). Nel 1927 le viene conferito il Premio Nobel per l’anno 1926: Grazia Deledda è consacrata come una delle voci più alte della narrativa mondiale del Novecento. Non ha solo raggiunto il «mondo grande»: l’ha conquistato. Postuma (in rivista nel 1936 e in volume nel 1937) esce l’autobiografia romanzata Cosima, lasciata manoscritta.