Salvatore Satta (Nuoro 1902 - Roma 1975), laureatosi in giurisprudenza a Sassari nel ’24 si sposta a Milano per fare tirocinio d’avvocatura ma un’affezione polmonare lo costringe nel ’26 ad una permanenza di due anni in sanatorio, dalla quale scaturisce La veranda (postumo nel 1981). Compiute varie esperienze d’insegnamento universitario, divenuto nel ’38 ordinario a Padova, conosce Laura Boschian che sposa nel ’39. La guerra obbliga i due sposi a numerosi spostamenti, e nel Friuli Satta scrive il De Profundis. Nel ’58 viene chiamato ad insegnare a Roma Diritto fallimentare, elaborando opere giuridiche che rimangono come capisaldi della bibliografia scientifica. Nel ’65 una peritonite lo costringe alle dimissioni. Il triennio conclusivo è vissuto in preda prima alla depressione, poi alla malattia incurabile: il 25 luglio 1970 aveva però iniziato a scrivere Il giorno del giudizio, postumo nel ’77 (Cedam; Adelphi 1979). Esplode il “caso Satta”: consacrato fra i pochi narratori della seconda metà del secolo destinati a sopravvivere.