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Questo diario fu rinvenuto sulle ci-me del Montiferru, nascosto dentro un casolare di pietra lavica adibito a mandra per agnelli: un “annìle” in sardo. E se ne attribuisce la stesura alla misteriosa figura chiamata Annìle, che invero non è dato sapere se sia un essere umano, una volpe o un’idea. Ma è certo che il diario è frutto della stessa ‘montagna di ferro’, incarnatasi per il desiderio di raccontarsi e di raccontare dei singoli e delle comunità che l’hanno abitata. Attraverso le quattro stagioni in cui si articola il racconto, apprendiamo così della formazione umana e letteraria svolta con la piccola Maddalena, che insegna alla montagna l’arte delle parole e delle storie, per poi diventare lei stessa scrittrice. Veniamo a sapere del corpo antico di Annìle, fatto di boschi e solitudini, un mondo cangiante, complesso, che si risolve e dissolve nelle fiamme d’incendi recenti. Al centro della falsa fiaba di Annìle sta la precarietà del rapporto uomo-natura, e il riscatto risiede nella parola poetica, che affabula e denuncia, risarcisce e sopravvive alla distruzione, genera una realtà tutta sua, dove una montagna può ballare la New Wave nel freddo terribile di una notte di gennaio.
EDOARDO MANTEGA (Cagliari 1995), laureato in lettere moderne e produzione multimediale, vive e lavora a Cagliari come insegnante di italiano e storia nelle scuole secondarie. Ha vinto il premio Salvatore Mannuzzu (Premio Letterario Città di Sassari) con il racconto lungo La promessa di esserci. Annìle, con cui ha vinto la diciottesima edizione del Premio Gramsci, è il suo primo romanzo.