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Il ritorno del narratore al paese d’origine, da una vita ricostruita all’estero, provoca la necessità di rievocare “le radici”. Mito e storia si mescolano nel viaggio memoriale verso un’infanzia e una giovinezza ripercorse ad occhi chiusi in questo libro pubblicato per la prima volta nel 1957. Ma non c’è spazio per la pura nostalgia nella potenza analitica che sempre accompagna la scrittura di Maria Giacobbe. La convocazione dei fantasmi del passato, familiare e non, esorcizzati nell’arte di narrare, da vita al romanzo di una civiltà che non ha scorto il malinteso della modernizzazione. Dall’escursione del passato gli occhi si schiudono sull’oggi - un oggi di trenta anni fa ma non lontano dal nostro oggi - in una militante meditazione su una Nuoro e su una Sardegna che “forse perirono sotto il ciclone del cosiddetto miracolo petrolchimico-edilizio-televisivo”