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Con Persona umana e ordinamento giuridico (1953), Antonio Pigliaru pone le fondamenta della propria riflessione sui temi essenziali del rapporto tra diritto e uomo. Entro il complesso delle tesi filosofiche sostenute, egli connette autori e culture in apparenza distanti rivelandosi in tutta la sua grandezza di intellettuale non dogmatico, originale e attento analista di fondamentali correnti di pensiero novecentesche.
Prefazione di Giovanni Bianco
Antonio Pigliaru (Orune 1922 - Sassari 1969), intellettuale multiforme di profonda e moderna ispirazione, è stato anche un innovativo docente universitario (negli ultimi anni della sua breve esistenza fu professore di Dottrina dello Stato all'Università di Sassari). Di formazione filosofico-letteraria, fu anche sensibile ai grandi temi della realtà civile e sociale sarda, studiati in un’ottica internazionale. Fondò e diresse la rivista «Ichnusa», che raccolse intorno a sé gran parte della cultura democratica isolana. Accanto al suo libro più consistente e famoso, Il banditismo in Sardegna (nuova edizione Il Maestrale, 2021), contenente il fondamentale La vendetta barbaricina come ordinamento giuridico (1959), si ricordano le opere (riproposte dal Maestrale nella collana “I Quaderni di Antonio Pigliaru”): Persona umana e ordinamento giuridico (1953), Meditazioni sul regime penitenziario italiano (1959), La piazza e lo Stato (1961), Struttura, soprastruttura e lotta per il diritto (1965),Promemoria sull'obiezione di coscienza (1968), L’eredità di Gramsci e la cultura sarda (1969).
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