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Riccardo Devoto - coadiuvato dal giornalista Michele Tatti - racconta le vicende umane e imprenditoriali, sue e della sua famiglia: protagonista della vita economica e civile di Nuoro per oltre un secolo, e purtroppo anche della fase più cruenta della lunga storia dei sequestri di persona a scopo di estorsione. Nel 2005 la società è costretta a modificare la propria ragione sociale per via della estenuante crisi seguita al rapimento dello zio di Riccardo, Gigino Devoto, nel 1985 prigioniero dei banditi per 203 giorni. Dopo una liberazione ‘costata’ 800 milioni di lire, l’impresa di famiglia deve abbandonare le storiche attività di torrefazione del caffè e rinascere come azienda immobiliare. Ma il dramma dei rapimenti inizia prima per i Devoto. Nel 1975 proprio Riccardo, allora quindicenne, sfugge a un primo tentativo di sequestro; un episodio che segna la sua vita già resa difficile fin da piccolo dal terrore dei rapitori, che imprigionava i Devoto, reclusi in casa, con i bambini interdetti dal giocare all’aperto con i loro coetanei. Prigioniero del mio nome ricostruisce tragedie umane personali, familiari e aziendali, moltiplicate spesso dalle incertezze degli apparati statali e accompagnate da crisi alimentate dalle banche. La ricostruzione diviene anche riflessione delle ripercussioni economico-sociali sulla vita nella provincia di Nuoro, menomata da una costante fuga degli imprenditori.
Riccardo Devoto (Nuoro 1959), imprenditore nell’azienda di famiglia. Presidente di Confindustria della provincia di Nuoro dal 1995 al 2001 (al momento dell’elezione, il presidente provinciale più giovane d’Italia). Presidente di Confindustria Sardegna dal 2000 al 2004 (al momento dell’elezione, il presidente regionale più giovane d’Italia). Rapito nel 1975 all’età di 15 anni e liberatosi dopo sette ore (il primo che riuscì nell’intento di fuggire nella storia dei sequestri di persona in Sardegna).
Michele Tatti, 65 anni, giornalista professionista in pensione. Per trent’anni ha lavorato al quotidiano «L’Unione Sarda», dirigendo come caposervizio dal 2000 al 2016 la redazione di Nuoro e occupandosi tra l’altro dei principali fatti di cronaca, compresi i più clamorosi sequestri di persona. Per sei anni, fino al 2020 ha guidato, primo direttore laico, lo storico settimanale «L’Ortobene» edito dalla Diocesi di Nuoro.