Come nasce questo libro?
Questa storia affronta temi impegnativi, come la dignità e i diritti. Con quali obiettivi?
Quali sono le principali muse ispiratrici per uno scrittore?
«Osservare tutto è la cosa più importante. Essere sempre vigile, lasciarsi coinvolgere. Considero viaggiare e leggere come due attività molto simili. Amo moltissimo leggere, ma i libri non mi bastano. Il viaggio è più sporco, più rischioso, più necessario ancora. Vivere significa per forza correre dei rischi e lo stesso si potrebbe dire dello scrivere. Un viaggio in cui ci si possa anche perdere.Altrimenti che libro è?»
Il romanzo precedente si sviluppava su tre registri differenti. E questo?
«Questo ha una struttura più semplice. Ed è diversissimo nello stile e nei personaggi. Appartiene a un genere preciso e mi piace definirlo un libro di fantascienza. Lo dico con orgoglio, perché è un genere davvero sottovalutato in Italia e poco frequentato dagli scrittori. Ma nel complesso direi che si tratta di un libro molto intimo: innanzitutto ho paura io stesso di precipitare nella demenza, nell'apatia, nel disinteresse verso quel che mi circonda. Ho paura di chiudere la porta di casa e dire: ma sì, facciano di me quel che vogliono: in fondo chi se ne importa? ho tutto quel che mi serve. Invece nulla è più necessario a un uomo della sua propria dignità. E quella talvolta la perdiamo senza avere il coraggio di ammetterlo.»
Che effetto fa sapere che i propri libri saranno pubblicati dal più importante editore francese?
«Per ora si tratta solo del primo. Speriamo che Gallimard decida di pubblicare anche il secondo. Preferisco non pensarci per il momento. La gioia sarà completa quando entrerò in una libreria in Francia e vedrò il libro nella collana di narrativa straniera Gallimard. Ogni cosa a suo tempo. Ma faccio molta fatica a non esaltarmi. Dopo tutto è vero che ho concepito il mio primo libro come una specie di antidoto al narcisismo degli scrittori, ma non ne sono del tutto immune io stesso, temo. Meglio sorvegliare.»
Prossimi progetti?
«Il terzo libro è già nelle mani dell'editore. Ma non credo uscirà prestissimo. E stavolta si torna in Sardegna, a Cagliari: per la prima volta scrivo anche del mio paese, Ghilarza. Per il resto sono in procinto di lasciare la scuola per un anno e fare un lungo viaggio, tra Francia, Germania, Sud-America e India. Ho amici da visitare e lingue da perfezionare. Ho bisogno di fare il pieno di aria e di vita. E di avventure. Farò finta di essere capitato in un libro di Salgari.»