Centotrenta locali notturni per meno di duecentomila abitanti. Luoghi di “struscio”, relazione, consumi ostentati e rappresentazione di rapporti sociali immutabili dietro i colori cangianti delle mode. Benvenuti a Cagliari dove, al vostro arrivo, potete trovare una guida particolare. Si tratta di Rudy Saporito, cattivo cronista. Brillante, spregiudicato, cinico, forse, ma su questo i pareri divaricano, Saporito è il protagonista dell'ultimo romanzo di Francesco Abate (Il cattivo cronista, Edizioni Il Maestrale, Nuoro, 213 pagg., 10 euro), trentanovenne, giornalista, come la sua “creatura” in un grande quotidiano isolano, noto nei dancing sardi col nome di Frisco.
Un “togo” questo Rudy, giusto-figo-super, ma a Cagliari si dice togo e il gergo affiora spesso, senza esagerazioni, nella scrittura secca, veloce che Abate mutua dal mestiere e dal noir per portare Saporito attraverso fatti di nera e di bianca, intrecciati a vicende personali e comprimari piuttosto credibili. Le quattro stagioni del cattivo cronista si dipanano in un flashback in prima persona e in presa diretta dove il narratore-protagonista non sa nulla della situazione d’apertura dalla quale scaturisce il racconto. «Totalmente amorale e con momenti involontari di poesia», confesserà l'autore, non c'è nulla di autobiografico nella scelta di tal guisa di giornalista. Piuttosto, Abate ammette di cercare «un'altra fotografia di Cagliari» e del suo ceto borghese che lo affascina. Affari loschi e “di famiglia”, delitti, consumismo, droghe, carrierismo, bulli e pupe.
La città di Abate vorrebbe essere una metropoli ma resta “bidda”, provincia chiusa. Ossia cattiva. Con quel cronista cattivo perché incastonato - meglio, incastrato - nei rapporti di classe apparentemente immutabili di una città alla periferia dell'impero. La scena letteraria sarda si arricchisce di uno sguardo sulla città che promette nuovi capitoli dopo le prove di Atzeni, Bepi Vigna e molti altri spesso più attenti a scenari e memorie dell'entroterra. Un invito alla lettura, per Abate, suggerito anche da un forum apposito sul sito di Massimo Carlotto, che vive da quelle parti ed è l'autore della fortunata noir saga dell'Alligatore, denuncia di trame criminali e finanziarie al tempo della globalizzazione. Anche l'Alligatore, ne “Il mistero di Mangiabarche”, è passato per gli anfratti meno raccomandabili della “bidda”.