La vecchia sulla porta si è perduta, schiantata, un giorno affatto speciale, dall’insostenibile leggerezza dell’esistenza. Il ragazzo condannato a vivere per cent’anni per fortuna ereditaria, decide di spezzare la linea già tracciata, sfidando Dio o il destino, di certo la famiglia. L’anziano professore omosessuale sceglie di morire doppiamente trafitto da un giovane sfrontato, piuttosto che continuare a chiedere perdono ai preti di tutte le sue voglie. E poi c’è Maddalenina che nessuno vuole, che si è intromessa ancora in embrione tra la madre e il suo lutto per il marito morto troppo presto. Nata per forza, nonostante tutti i tentativi di sbarazzarsi di lei e caparbiamente venuta su, sorda al primo “vattene” della bocca materna, come come a tutti quelli che verranno. Scacciata come un cane eppure non più infelice degli altri, spettacolo tanto più osceno per quelli che hanno scelto di non vederla quando qualcosa si sarebbe potuto salvare, Maddalenina vive, soprattutto da quando deciderà, a cinquant’anni suonati, di scriversi da sola l’amore che vuole, fino al (in)naturale epilogo della maternità. Una favola perversa e poetica sul potere salvifico del narrare, contro l’indifferenza assassina.