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Novembre 3, 2005
In un’opera di Attilio Mastino approfondimenti sull’antica storia dell’isola. Il rapporto tra cultura locale e cultura latina. Le strade, le voci dell’economia e la toponomastica

Con quest’opera le Edizioni Il Maestrale di Nuoro inaugurano una nuova collana La Sardegna e la sua storia, coordinata da Luciano Marrocu di cui, appunto La Sardegna antica costituisce il secondo tomo.
Nella seconda metà del Novecento sono apparse due grandi storie dell’isola. La prima Storia della Sardegna antica e moderna, diretta da Alberto Boscolo, edita da Chiarella di Sassari in dieci volumi, è stata pubblicata dal 1974 al 1997 (più di vent’anni sono troppi per una collana). Si trattava di un’opera che nell’impianto generale identificava la storia dell’isola con quella dei suoi dominatori (la Sardegna fenicia e punica, romana, bizantina e via dicendo).
La seconda Storia dei sardi e della Sardegna, curata da Massimo Guidetti, in quattro volumi, edita dalla Jaca Book per conto della Banca Popolare di Sassari dal 1987 al 1989, “un’opera nel complesso diseguale e contradditoria.
La nuova collana delle edizioni Il Maestrale suscita una certa aspettativa. Il taglio del secondo volume, ad esempio, privilegia i tempi lunghi della storia superando giustamente i rigidi steccati di questa o quella dominazione. Tuttavia, in questo quadro, il periodo fenicio e punico risulta un po’ sacrificato, nonostante gli studi più recenti da Pesce a Barreca, da Moscati a Bartoloni, da Bondì ad Acquaro, ne abbiano evidenziato l’importanza nel mondo mediterraneo preromano. Inevitabilmente, la Storia della Sardegna antica si identifica quindi con quella della Sardegna romana, di cui oggi Mastino è il più autorevole specialista.
Il lavoro di sintesi più aggiornato sulla Sardegna romana restava sinora quello di Piero Meloni (prima edizione 1975, seconda edizione ampliata, riveduta e corretta 1990), opera fondamentale sia per l’equilibrio dell’interpretazione, sia per la ricchezza delle fonti.
Meloni era riuscito a sottrarsi all’ipoteca ideologica della pur fondamentale Storia della Corsica e della Sardegna durante il dominio romano (1923) di Ettore Pais e dall’idea della «missione civilizzatrice» di Roma nel Mediterraneo.
Ma già nel 1928 uno storico non accademico, Camillo Bellini, iil fondatore del sadismo, nell’opera La Sardegna e i Sardi nella civiltà del mondo antico, si era opposto a questa visione della civiltà romana che ingoiava come in un vortice tutte le tradizioni locali.
Proprio a questa istanza, grazie anche alle più recenti novità della ricerca storica, si ricollega il volume di Mastino, studiando soprattutto, come afferma nell’introduzione, «il rapporto tra cultura locale e cultura latina, tra Sarditas e Romanitas».
Secondo Mastino «l’identità della Sardegna di oggi è fortemente influenzata dalle eredità romane, espressione di una storia lunga che in qualche modo condiziona anche la società contemporanea: la lingua innanzitutto, la toponomastica, ma anche i percorsi della viabilità, i paesaggio trasformato dall’uomo, le bonifiche delle aree palustri, alcune forme dell’insediamento, le vocazioni stesse del territorio, le colture agricole, l’allevamento con le sue specifiche competenze e le sue tradizioni millenarie, ma anche le attività minerarie, la pesca, la raccolta del corallo, per non parlare di alcune tradizioni popolari che si collocano in una linea di continuità col passato».
la Storia della Sardegna antica parte dal periodo fenicio e punico (con un bel saggio di Piero Bartoloni) analizza le vicende dell’isola nell’età repubblicana, soffermandosi sulla guerra di conquista e sulla rivolta del sardo-punico Hampsicora, sulla colonizzazione, sui contrasti tra i popoli delle montagne e quelli delle pianure, sul cantante Tigellio, sulle magistrature, e quelle dell’età imperiale, con particolare attenzione alla liberta Claudia Atte, grande latifondista, alla tavola di Esterzili e alla legislazione.
Numerosi approfondimento sono legati all’economia e alla società, agli «oppia» e al mondo urbano, al sistema viario, all’esercito e alla flotta, alla vita religiosa, alla nascita e allo sviluppo del cristianesimo.
Alcune parti dell’opera sono state redatte da diversi specialisti (Giovanni Lupinu, paolo Ruggeri, Pier Giorgio Spanu, Raimondo Zucca, Cecilia Cazzona, Piergiorgio Floris, Alberto gavini, Antonio Ibba, Giuseppe Nieddu, Esmeralda Ughi) cui si devono apporti originali e spesso innovativi.
Il volume si conclude con un capitolo dedicato alle eredità romane nella Sardegna medievale. Influenze riscontrabili sul sardo-lingua romanza, sul regime servile, sulle grandi proprietà terriere del periodo giudicale e sulla stessa sopravvivenza consuetudinaria del diritto romano.
Sopravvivenze che si affiancano tuttavia alle grandi «rotture» tra evo antico e Medioevo destinate ad incidere a lungo nella storia dell’isola: la quasi totale scomparsa delle città litoranee, il degrado ambientale espressione dell’abbandono delle pianure, il paludiamo, la malaria, la concentrazione dell’habitat rurale nelle regioni dell’interno.
Per concludere la Storia della Sardegna antica di Mastino e dei suoi collaboratori è quanto di meglio si possa trovare oggi sul mercato. Si tratta di un volume ricco di dati, aggiornato, con ottimi riferimenti bibliografici, di spessore scientifico ma anche dotato di una grande capacità di sintesi. La nuova collana delle Edizioni Il Maestrale si apre quindi con un’opera estremamente convincente e pienamente riuscita.


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