Incontriamo questo «poliziotto barocco» nell'eccellente noir del cagliaritano Giorgio Todde che segue l'altrettanto bello, ma diverso, Lo stato delle anime (2001, ora ristampato da Frassinelli). Se nel più dolente romanzo d'esordio Todde cavava fuori dalla storia sarda l'ottocentesco medico imbalsamatore Efisio Marini per farne un detective dilettante, infallibile quanto presuntuoso e filosofo, qui gli investigatori sono due: Ferfuzio e il professor Ugolino Stramini, non meno strampalato, grigio meteorologo di mezz'età che un giorno trova la forza d'invitare a cena la collega che ama platonicamente da dodici anni. La donna viene uccisa prima dell'appuntamento. Ne deriva una serie di morti assurde, provocate da un atipico serial Killer in una torrida estate che mescola la "climatologia sociale", le angosce di uno psicologo comportamentista, un asceta bizzarro, la discrezione delle aragoste, l'attrazione per gli intestini, le ambizioni frustrate di un assistente universitario che conosce Dante a memoria e - su tutto - il conflitto fra metafisica e matta bestialità. Un libro farcito di molte altre cose, assai divertente, scritto benissimo, con una patina d'ironia affettuosa che si stende su una scrittura colta ma non esibizionistica, che non si perita di parodiare Il nome della rosa. Qualche snodo narrativo un po' prevedibile si perdona volentieri a uno scrittore che può dare ancora molto, e che fin d'ora rafforza la propensione della miglior narrativa noir a parlare dell'uomo e del mondo d'oggi sotto il velame del racconto poliziesco.
Giuseppe Traina