Deve averne visti e conosciuti molti, Francesco Abate, di cattivi cronisti, di giornalisti sempre pronti al gran colpo, a bruciare i colleghi a qualunque costo, cellulare vibrante e Land Rover lucida di autolavaggio, nel portafogli la tessera Vip della discoteca, due carte di credito, un biglietto pronto per Ibiza d'agosto, lo sguardo annoiato e aggressivo di certi cagliaritani che hanno viaggiato e visto il mondo eppure si accontentano dei quattro locali in cui si possono sentire qualcuno, che hanno una lingua tutta loro che serve a capire chi è del giro e chi no, il ruolo sociale e la possibile utilità di chi incontrano, di chi hanno davanti.
Deve averne conosciute di persone con gli stessi cromosomi rampanti di questo Rudy Saporito, il protagonista del suo romanzo che esce questi giorni per l'editore Il Maestrale (duecentotredici pagine, dieci euro), deve averne conosciuti nelle redazioni dei giornali, nel mondo delle discoteche che frequenta per lavoro da vent'anni, deve averli studiati bene, magari gli sarà capitato di sentirsi lui stesso, qualche volta, un cattivo cronista, un giornalista che sta facendo benissimo il proprio lavoro, e che pure, o forse proprio per questo, non sta comportandosi come dovrebbe, come chiunque non sia un giornalista farebbe al suo posto.
Sottrarre le foto di un morto a casa dei familiari, per esempio, è cosa che Saporito fa sapendo di doverlo fare, per il giornale e per il dovere d'informazione, una pessima azione che un buon cronista deve fare, recitando "come un attore nato" e raggirando chi è annientato dal dolore di aver perso un familiare, un figlio, una moglie.
E' una storia forte, quella raccontata da Abate in questa sua seconda prova narrativa, molto lontana dal traballante esordio firmato qualche anno fa da Castelvecchi, uno stile più asciutto e maturo, una storia, soprattutto, più tesa e carica di cronaca, azioni, brutte facce e pessime coscienze, una storia di inganni da quattro soldi e mancanza di scrupoli, di successi inseguiti e raggiunti senza fermarsi troppo a riflettere su chi, inesorabilmente, alla fine pagherà il conto.
E', "Il cattivo cronista" un romanzo metropolitano, uno dei pochi scritti fino ad ora in Sardegna, un romanzo cagliaritano che non indugia su presunte particolarità isolane, che potrebbe essere ambientato a Genova o Marsiglia, e allo stesso tempo è fino in fondo di questa città, assolutamente cagliaritano, con un panorama cittadino squallido e brillante di abiti tirati, macchine nuove, mondanità da spiaggia e da locali notturni, miseria dei quartieri da "Bellas mariposas" e nobiltà di famiglie avvocatizie da sempre, studenti con la moto e gli ormoni che non incontrano ostacoli perché il ceto e il conto in banca dei genitori abbattono tutte le barriere, comprese quelle morali.
Lo stile scelto da Abate è un parlato rapido, secco e fortemente modellato sul gergo cittadino, innestato su un lessico da discoteca o locale notturno, giocato sulle brutte frasi dei giornali e della tv, una lingua che regge quasi sempre, scivolando solo ogni tanto in espressioni portate forse troppo di peso sulla pagina scritta. E' in ogni caso un tentativo coraggioso e alla fine riuscito di riprendere un discorso che era stato, tra gli altri e sopra tutti, di Sergio Atzeni, e in effetti Rudy Saporito entra nella galleria dei personaggi cagliaritani meglio raccontati della piccola storia letteraria cittadina, vicino appunto al Ruggero Gunale atzeniano, con cui pure non sembra condividere molto, come biografia e sguardo sul mondo. E' un vincente, il cattivo giornalista di Abate, uno che fa e prende e vive, laddove Gunale era un vinto e un sognatore, un giornalista senza stipendio che camminava stupendosi della poesia della città di bastioni e mare. Saporito ha poco tempo e altro dna, e vive Cagliari come una piccola Ibiza, cittadina di belle donne e bel vivere, dove se giochi con le carte giuste vinci tutte le mani, e te ne puoi fregare degli altri giocatori, e in palio ci sono le solite cose di tutte le città del mondo: soldi e carriera al giornale, nome in prima pagina e donne, molte e subito, belle e a tua disposizione, e locali che ti offrono pizza e birra e le tessere vip e la coca a buon prezzo e i poliziotti che coprono chi decidi tu, e bruciano chi ha sgarrato con te.
Un cattivo che pure ogni tanto sembra, in qualche misura, redimersi: capire le debolezze e le grandezze degli altri, la miseria di certe situazioni, la pochezza della posta in gioco, in questo crescendo come personaggio, rendendosi davvero credibile e forte, restando comunque un cattivo, e forse pessimo, cronista e uomo, come tanti se ne indovinano, ogni mattina, leggendo i giornali, come molti deve conoscerne Abate.