€15,00
Con appendici di lettere e scritti inediti
Epilogo • Seguito dell’ultimo Capitolo per l’America • Corrispondenza americana • Il morso della tarantola • Edizione critica del Capitolo I
Introduzione e cura di Giancarlo Porcu
Postfazione di Mauro Pusceddu
Traduzione dall'inglese della Corrispondenza americana di Fausta Moroni
Distopia e scoperto impegno socio-politico sono due specialità che rendono unico Dopo il divorzio (1901-02) nella fluviale produzione narrativa di Grazia Deledda. Trascurato per più d’un secolo da editori e critici (anche perché nel 1920 l’autrice lo riscrisse reintitolandolo Naufraghi in porto), Dopo il divorzio è invece un romanzo che, oltre a dimostrarsi godibilissimo per interna energia affabulatoria, si rivela importante occasione di lettura per saggiare le vedute sia estetiche che ideologiche della Deledda – e il farsi, il modificarsi, il rinsaldarsi di queste, attraverso la storia di un’opera già proteiforme molto prima della radicale mutazione che subirà sotto nuovo titolo. È una storia che passa per tante storie di scrittura sepolte e ora riportate alla luce nella presente edizione. Si va dal frammento Il morso della tarantola alla prima uscita del romanzo in rivista nel 1901, dalla pubblicazione in volume del 1902 alla ricerca di un editore americano che voglia scommetterci su, arrivando alle peripezie di un nuovo ultimo capitolo, un epilogo con doppio finale, prima tragico e poi a lieto fine, che portano all’ambita traduzione di After the Divorce (1905). Testimoni diretti di un’appassionante avventura letteraria sono i gioielli documentali che questo volume regala: dimenticate versioni a stampa, autografi nuovamente scoperti o ritrovati, e 22 lettere di un’inedita Corrispondenza americana.
Giancarlo Porcu (Nuoro 1972), filologo e professionista editoriale. Per Il Maestrale ha pubblicato le monografie: La parola ritrovata. Poetica e linguaggio in Pascale Dessanai (2000; menzione speciale Premio Deledda); Régula castigliana. Poesia sarda e metrica spagnola dal ’500 al ’700 (2008); Le canzoni di Pisurzi (2017); ha allestito le edizioni critiche di: Sergio Atzeni, Racconti con colonna sonora (2002) e Versus (2008); Peppinu Mereu, Poesie complete (2004), Lettere poetiche inedite (2011), Opera omnia (2017); Attilio Deffenu, Scritti giornalistici (2008). Ha curato opere di Giulio Angioni, Gavino Ledda, Alberto e Francesco Masala, Antonio Pigliaru, Sebastiano Satta, Giorgio Todde. È autore di saggi e articoli di argomento letterario e filologico, comparsi in volume e in rivista (Horizonte; Studi e problemi di critica testuale; Rhesis), dove si è occupato, fra gli altri, di Angioni, Atzeni, Antonio Cano, Marcello Fois, Francesco Ignazio Mannu, Antonio Mura Ena.
Mauro Pusceddu (Nuoro 1969), magistrato dal 1998, ha esordito nella narrativa come componente del collettivo di scrittura Elias Mandreu: Nero riflesso e Dopotutto (Il Maestrale 2009 e 2010). A sua esclusiva firma escono poi i romanzi (tutti editi da Il Maestrale): Il mio vero nome (2016); La paraninfa (2019); Eroina (2022), preceduto dall’uscita dei racconti di genere legal thriller Il gattiglio e altri mostri (Il Maestrale 2021).
Grazia Deledda (Nuoro 1871 - Roma 1936). Appena dotata di un’istruzione elementare, affronta determinata la strada della scrittura poetico-letteraria, intessendo da subito, dalla piccola e appartata Nuoro («sottomessa a un esilio dal mondo grande»), una fitta rete di rapporti negli ambienti culturali isolani e continentali. Esordisce giovanissima (1888) pubblicando racconti in rivista, e nel 1891 esce il suo primo romanzo “sardo” Fior di Sardegna. Da lì è un crescendo inarrestabile, con i primi gradini nella pubblicazione di Anime oneste (1895; prefazione di Ruggero Bonghi) e La via del male (1896) che riceve il plauso di Luigi Capuana. Seguono altri romanzi e racconti, sempre ideati e composti nel borgo natio, che ancora disegnano una progressione stilistica e concettuale della sua arte narrativa. Nel 1899 (anno in cui va in stampa La giustizia), durante un soggiorno a Cagliari, Grazia Deledda conosce Palmiro Madesani che sposa nel gennaio 1900 e con lui si trasferisce a Roma, dove metterà su famiglia e trascorrerà il resto della sua esistenza. Ora la costruzione di una gloriosa carriera letteraria riceve ulteriore impulso e la pubblicazione di romanzi e raccolte di novelle avverrà con ritmo serrato in poco più di un trentennio che abbraccia la produzione di oltre quaranta titoli (ricordiamo soltanto, fra i romanzi: Elias Portolu, Cenere, L’edera, Il nostro padrone, Colombi e sparvieri, Canne al vento, La madre, Il paese del vento, La chiesa della solitudine). Nel 1927 le viene conferito il Premio Nobel per l’anno 1926: Grazia Deledda è consacrata come una delle voci più alte della narrativa mondiale del Novecento. Non ha solo raggiunto il «mondo grande»: l’ha conquistato. Postuma (in rivista nel 1936 e in volume nel 1937) esce l’autobiografia romanzata Cosima, lasciata manoscritta.
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