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Nella zona portuale di una città innominata, sotto la pioggia di un’alba gelida, un ragazzo spinge una sedia a rotelle con sopra un vecchio inebetito. Il ragazzo punta verso l’unico, malfamato, bar aperto a quell’ora. Porterà il gelo anche là dentro, fra gli avventori, quando a un barista svogliato e scontroso dirà platealmente che sua madre s’è appena impiccata e che, se non porta subito un caffè al padre sulla sedia a rotelle, si ammazzerà anche il vecchio. Come la vita di Ermes e Ivan, padre e figlio con troppi anni di differenza, sia arrivata fino a questo punto si saprà ascoltando il racconto delle 36 ore precedenti. L’odissea urbana di due giorni è narrata dalla voce di un ragazzo costretto a crescere molto in fretta fra una giovane madre cantante d’opera di modesto talento, in fuga da tutti e da se stessa, e l’assistenza al padre, ex burattinaio, menomato nel corpo e nella mente. Un precipitare di eventi, aperto dall’impatto con la morte violenta, costringe a un’ulteriore comprensione del mondo, che può risultare persino peggiore di come il protagonista se l’era immaginato. E gli avvenimenti impongono una nuova dolorosa lettura del passato che porta alla percezione di una inquietante verità, ma può anche portare a riscrivere il proprio futuro.
<strong></strong><p>Franco Calandrini (Ravenna 1961), produttore di documentari, corti e videoclip fino alla fine degli anni Novanta, ha in seguito fondato due festival di cinema: Corto Imola Film Festival e Ravenna Nightmare Film Fest che tuttora dirige. La raccolta completa dei racconti, intitolata <em>Io non so fare niente</em>, pubblicata da Giovane Holden Edizioni, è stata tra i finalisti del Premio Letterario “Vladimir Nabokov” e ha ottenuto una Menzione Speciale alla XX Edizione del Concorso Nazionale Letterario "García Lorca". È colpa di chi muore è il suo primo romanzo.</p>