Quelli che vanno a fare il pubblico degli spettatori a Domenica In e non se ne vergognano... Quelli che amano gli autogrill... Quelli che vorrebbero solo leggere e si ritrovano controvoglia campioni di calcio... Quelli che fanno di tutto per sfuggire a un destino da balordi Quelli che "volevano solo vendere la pizza"... O yeah, canterebbe per loro Enzo Jannacci. E li apprezzerebbe molto, lui indagatore così attento e inconsueto dei vizi e dei vezzi degli italiani che non si lasciano ricondurre a un luogo comune. Li apprezza anche Francesco Piccolo, scrittore orginale, che dedica il suo iltimo libro, L'Italia spensierata, a un vero e proprio reportage di costume, raccontando esperienze che intellettuali sofisticati e bella gente non farebbero mai: frequentare uno studio televisivo d'un programma popolare, ma non da protagonisti, affollarsi fra il pubblico di un film con De Sica e Boldi, comprare un panino Fattoria in un autogrill proprio in quei giorni che i cronisti ignoranti definiscono esodo, vivere tutta, ma proprio tutta, la Notte bianca. Reportage dall'interno, accuratissimo. Con sguardo sghimbescio e ironico, ma mai beffardo, Piccolo entra dentro i riti, indaga (ottime le pagine d'esegesi di Tanta voglia di lei degli intramontabili Pooh, partecipa e si diverte: "Ci si sente un po' stupidi? Sì. Ma questo è comprensivo e caloroso, suggerisce un diritto a essere un po' stupidi qualche volta nella vita e lasciarsi andare".
Trai riti di massa, vorrebbero starci comodi anche loro i protagonisti di Come Dio Comanda, di Niccolò Ammaniti, tre balordi e un ragazzino che, in un paese perso in una pianura umida, cercano un loro destino fuori dalla vita precaria: villoni e fabrichette, centri commerciali e baracche, voglia di benessere ed errori disperati, ansie di liberta e voglia ricominciare. E' bravo, come sempre, Ammaniti a costruire sinfonie di personaggi, ambienti affilata conoscenza della realtà: Rino e Cristiano Zena, figure di letteratura, un giorno o l'altro, potremmo pur incontrarli per strada.
Per strada, abbiamo sicuramente incontrato uno alla Luigi Furini, persona in carne e ossa, che si stanca di fare soltanto il giornalista e vuole diventare imprenditore. Piccolo piccolo, per carità: un artigiano. Racconta: Volevo solo vendere la pizza. Ma non ci riesce. Perché inciampa in stupide burocrazie, microinteressi ostili, sordità sindacali, furbizie da stupidi. E alla fine rinuncia, dopo aver sprecato un buon centinaio di migliaia di euro. Governo, Regioni e Comuni si affiancano a promettere semplificazioni per favorire le imprese? Furini, testimone di vita vissuta, spiega che la realtà è tutta un'altra cosa. Ancora un'Italia fuori dagli stereotipi.
Tutto il contrario di uno stereotipo è anche il percorso di Vanni Visco, che da bambino disdegna la finale del Mondiale Italia-Germania per starsene a leggere in santa pace e finisce per diventare popolarissimo idolo del calcio. Vita involontaria, tutto sommato. Sino all'Ultima di campionato (titolo dell'ottimo libro di Francesco Abate sull'umanità e lo sport, le convenzioni e la libertà) in cui, con un colpo di scena, si ritorna a poter scegliere, tra i libri e il pallone. Scelta difficile e dolorosa. Appunto inconsueta. Mai lasciarsi ingannare dal pregiudizio che le cose stiano davvero così, come sembrano.