Come ci è finito il protagonista di questo romanzo su un letto d'ospedale, delirante di morfina e con braccia e gambe rotte? Lo si saprà avventurandosi all'indietro in un anno della sua esistenza. Lo si saprà seguendo Rodolfo Saporito, Rudy, cronista di nera. Rudy sta al centro della storia: perché è lui, sbruffone ciarliero con carico grosso di vanità, a gestirla con la sua voce la storia, proprio come s'industria o s'illude, nella vita, di gestire e manovrare le persone che gli stanno intorno e i fatti di cronaca che con penna scaltra ri-plasma a suo uso e consumo. Tutt'intorno una giostra di fatti e persone che sono le tante storie e la varia e commovente umanità di questo romanzo.
Cattiveria. Nelle vene di Rudy Saporito scorre cattiveria pura. Rudy è un cronista di nera. Un avvoltoio. Farebbe di tutto per avere un articolo in prima pagina. Per Rudy il fine giustifica i mezzi. Sempre. È disposto a sacrificare affetti, orgoglio, pur di raggiungere il suo obbiettivo. Tutto il romanzo è una discesa a rotta di collo nella mente perfidissima di Rudy, il cattivo cronista.
Francesco Abate sa scrivere. Ha uno stile graffiante, diretto, perfido come il suo protagonista. Uno stile impossibile da dimenticare. Ma soprattutto Abate ha il coraggio di dire, (e far dire ai suoi personaggi), tutto ciò che gli passa per la testa, con un particolare riguardo ai pensieri più cattivi. Il "cattivo cronista" non risparmia nessuno: è più velenoso di una tarantola incazzata. E il lettore, mentre nuota in tutta questa cattiveria, non può far altro che ridere, perché le stesse cose che pensa Rudy, le abbiamo pensate un po' tutti qualche volta, pentendoci poi subito dopo di averle pensate. Rudy, invece, le pensa ma non si pente.
Così come il suo creatore, anche Rudy, giornalista di nera di un noto giornale cagliaritano, sa scrivere. È un ottimo giornalista. Non è uno di quei cronisti che si limitano a fare "desk" davanti al pc, ma ha il fiuto e la fame della notizia: le da la caccia, la insegue, e quando non la trova o non ha voglia di cercarla... se l'inventa.
Nei rapporti interpersonali il protagonista di questo bel romanzo è un bastardo di prima classe. Rudy riesce a manipolare a piacimento chi gli sta intorno, senza accusare il minimo rimorso. È maledettamente egoista, è permaloso, è fedifrago, è vanitoso, è un bastardo, ma è anche un genio. È un genio perché sa giocare con le parole. Il suo stile è vivace, tagliente, corrosivo. Sa toccare le corde giuste dell'animo dei suoi lettori, e sa perfettamente cosa vogliono sentirsi dire i suoi lettori. E lui, da grande approfittatore, gli da ciò che si aspettano. È un manipolatore, è un bastardo che esce sempre pulitissimo da ogni situazione, anche la più sporca.
In questo libro Abate ci mostra cosa vuol dire essere un giornalista di nera, con tutti i pregi e i difetti che questo mestiere comporta. Lo scrittore e giornalista cagliaritano disegna con grande limpidezza una Cagliari morbosa, fradicia di clientelismi e falsità, dove il suo protagonista si muove a suo agio tra serate in discoteca, tirate di coca, scappatelle con una diciottenne, e una strana relazione con una poliziotta.
Francesco Abate, qui alla sua seconda fatica letteraria, si rivela essere un ottimo e originale scrittore, non fosse altro per il fatto che questo libro non annoia mai.
Il Cattivo Cronista è un libro originalissimo: narrato in prima persona dallo stesso Rudy colpisce sempre nel segno, non sprecando nemmeno una parola. Lo si può definire un noir, perché racconta una Cagliari oscura e notturna, e lo fa senza andarci troppo per il sottile, aggredendo la pagina come rotweiller affamato, svelando oscuri retroscena della società cagliaritana, raccontando i peccati di una città bagnata dal sole, ma che nasconde molte zone d'ombra.