La Sardegna che non cambia, isola di arsura e di dolore, in tempi chiusi dove il turismo era ben al di là da venire e il continente italiano un'ipotesi di remote appartenenze.
Sulla scia di un romanzo verista venuto fuori dal passato, l'esordiente Giorgio Todde costruisce una trama che è soprattutto un omaggio antropologico alla sua terra. Ad Abinei, borgo di circostanza abbarbicato alla solitudine, da tempo il numero degli abitanti è immutato: nascite e morti mantengono in perfetto equilibrio le sorti decise dai destini divini, e se non ci pensa la natura provvede la mano omicida di qualche oscuro paesano.
La morte della vecchia Milena Arras semina sospetti che gravano sulla bella del paese, Graziana, ma quando lei viene barbaramente uccisa non c'è spazio per molte ipotesi.
Un terzetto di singolari investigatori, il dottor Dehonis, il parroco don Càvili e l'imbalsamatore venuto da Cagliari Efisio Marini, personaggio singolare e geniale realmente esistito, si muove alla ricerca della verità che sembra incrinare la silenziosa sicurezza sullo stato della anime di Abinei.
Una verità piuttosto amara, ma il gioco di Todde ha racchiuso in una ricostruzione di arcano realismo tracce di demoniaca disumanità. Questa struttura permette al romanzo di reggere le intenzioni, collocandosi nel filone ormai vasto di ricerche storico-sociali giallistiche disegnate nei più sperduti angoli d'Italia, isole comprese.