Non fatevi ingannare dall’ironia diffusa, che è un po’ il sapore dominante del racconto. La ricetta è tanto coraggiosa quanto calcolata: Partire da un personaggio sul quale non c’è molto da discutere: è odioso. Lo è dalla prima parola che pronuncia. Il Mystery Shopper di Bachis lo fa con cinismo che va al di là del mandato professionale. Ma la scelta di un personaggio del genere è strategica. Perché il lettore così non sia distratto dal processo di giudizio, o immedesimazione, che egli intraprenderebbe. In questo modo, è più agile, ha più energie e non dovrà mai difendere una scelta di campo.
Al di là dei tempi e dei modi della “fabula”, del tema interessante e quanto mai attuale della mercificazione del lavoratore, il romanzo propone una variazione alternativa al tema della metamorfosi, del divenire in generale.
Senza dover partire da Ovidio e dai grandi classici. Da Foscolo, e della metamorfosi rispetto all’osservazione della natura. O la metamorfosi di tipo religioso, tanto cara al Manzoni. Avvicinandoci ai giorni nostri, con Svevo e Pirandello nel novecento la metamorfosi spesso coincide con la scissione dell’io e con la scoperta dell’inconscio. La metamorfosi quindi come un processo molto più sottile e psicologico. MS è anch’egli, prigioniero di una maschera, e quando tenterà di uscirne, sotto l’effetto dell’iniezione coatta di felicità, proverà ad osservarsi dall’esterno. Non riuscendo più a rientrarci sarà costretto ad una metamorfosi. In Mystery Shopper questo non avviene, o meglio non viene narrato, è per questo che uso il tempo futuro. E’ interessante immaginare come questa fase finale della metamorfosi Bachis ce l’abbia risparmiata, perché scontata, rendendola implicita a partire dall’ultima riga in poi.
Ricorrendo a questo espediente Bachis ci ha così risparmiato il noioso e scontato passaggio della redenzione.
In “Tutto quello che avremmo potuto essere io e te se non fossimo stati io e te” di Espinosa l’iniezione del farmaco misterioso interagisce direttamente tanto con il carattere del personaggio quanto con il registro della scrittura.
Nel libro di Bachis avviene qualcosa di molto meno atteso. La metamorfosi finisce per riguardare più che altro il contesto attorno al Mystery Shopper, come se l’iniezione fosse stata fatta non a lui ma al mondo che lo circonda.
Questo particolare apparentemente leggero, è invece un artifizio di grande maestria. Quello che ci accade, forse quello che siamo, è spesso frutto della nostra interazione con gli altri.
Questa sensazione sottile, quasi impalpabile, attraverso la magia della scrittura, di questo mezzo incredibile che è la letteratura diventa anche solo per un attimo vera, tanto che ci sembra di averla vissuta in prima persona, come un’esperienza di vita reale. Ci sono stati d’animo che nessuno può indurci, nemmeno con la chimica. Un buon libro invece si. Ha il potere di farlo.