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Con un'appendice di Poesie Sarde
Introduzione e cura di Giancarlo Porcu
«Ora sono sulla strada del ritorno e sorrido alla bimba che mi saluta con la manina levata in aria … Sento già l’odore del mare … Ancora qualche ora sulle rotaie che stridono, poi, con le prime luci della sera, il salto del fosso»
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Anche i giovani hanno capito che restare e lottare in Sardegna può diventare una ragione di vita. Mi ha detto Romano Ruju: «Il mio libro si propone proprio di far capire che non bisogna andarsene, che per un giovane sardo vale la pena di restare e battersi» (Corrado Stajano, Corriere della Sera, 27 giugno 1968)
Romano Ruju è di Nuoro; il suo libro autobiografico allude apertamente alla crisi. Il giovane protagonista la vive dall’infanzia fino al momento delle scelte decisive, quando riesce a disciplinare il suo istinto di evasione trasformandolo in un sentimento di partecipazione ai problemi della sua isola. «I bambini sardi sono soli», dice Ruju. (Giuliano Zincone, Corriere d’Informazione, 24-25 giugno 1968)
Con Il salto del fosso Romano Ruju esordì nella narrativa nel 1967. Da allora mai ristampato, si ripropone il romanzo in questa nuova edizione arricchita di materiali rari e di notizie inedite. Un romanzo autobiografico, quello di Ruju, ambientato nella Nuoro degli anni ’50, quasi un Cosima al maschile traslato di mezzo secolo. Il protagonista ha 20 anni quando inizia a raccontare la propria esistenza, in un punto in cui la vita conosce una cesura coincidente con la fine delle illusioni giovanili. Cesura preceduta da altra pure dolorosa: la fine dell’infanzia, con il bambino strappato all’antico rione di Santu Predu per andare ad abitare nella prima periferia di Nuoro, dove l’edilizia popolare stona con la campagna circostante. Poi, l’ingresso nella giovinezza sarà il teatro del dissidio fra l’indole contemplativa del ragazzo e la realtà immediata, in un giovane che coltiva sogni di gloria artistica (il canto lirico), destinati a svanire sul ripiego di una condizione impiegatizia. La compensazione arriva dall’ethnos: il contrasto fra interno ed esterno, fra l’isola-prigione e il vagheggiato Continente che chiama al “salto del fosso”, si risolve in un “salto” rovesciato, e la rappacificazione con la realtà, superato il travaglio individuale, si realizza nell’appassionarsi a una tormentata vicenda collettiva, quella del popolo sardo.
Romano Ruju (Nuoro 1935-1974), singolare figura d’intellettuale e scrittore attivo fra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Settanta, impiegato all’ufficio tecnico comunale della sua città, seppe accompagnare alla professione un’intensa e variegata attività di poeta (La danza dell’argia, uscito postumo nel 1974 con prefazione di Giorgio Bárberi Squarotti), narratore (l’autobiografico Il salto del fosso del 1967; nuova edizione Il Maestrale 2024), drammaturgo (Quel giorno a Buggerru 1970 e Su connottu 1972; opere teatrali ripubblicate dal Maestrale rispettivamente nel 2004 e nel 2008), collaboratore presso quotidiani e riviste letterarie, con scritti e articoli improntati a impegno politico e culturale.